Il rischio di una chiusura dello Stretto di Hormuz agita mercati energetici e logistica marittima internazionale
Il conflitto inasprito tra Iran e Israele ha riportato l’attenzione internazionale su uno dei passaggi marittimi più sensibili del mondo: lo Stretto di Hormuz. Recenti dichiarazioni da parte di esponenti del governo iraniano fanno ipotizzare la possibilità di un’interruzione del transito nello stretto come risposta a pressioni esterne. Il dispositivo militare iraniano, pur limitato in termini di grandi unità navali, si affida a una rete di imbarcazioni veloci, droni, mine e missili da crociera, capaci di rendere instabile e pericolosa l’area. La chiusura anche parziale del tratto comprometterebbe gravemente i flussi commerciali, soprattutto quelli legati all’energia.
Petrolio e gas a rischio
Attraverso Hormuz passa ogni giorno circa un quinto del petrolio consumato a livello globale, oltre 20 milioni di barili. Per alcuni Paesi produttori, come Kuwait, Iraq ed Emirati Arabi Uniti, il transito attraverso questo corridoio è vitale. Le alternative esistono, ma restano limitate: l’oleodotto saudita East-West e la condotta emiratina che porta al porto di Fujairah non possono compensare i volumi marittimi. Le previsioni degli analisti variano: se il blocco si protraesse per due mesi, il prezzo del greggio potrebbe salire oltre i 120 dollari al barile; in scenari estremi, si ipotizza un picco a 150 dollari. Il gas naturale liquefatto, in gran parte proveniente dal Qatar, risulterebbe ancora più esposto: da Hormuz passa il 20% del GNL mondiale.
Conseguenze logistiche e assicurative
La minaccia si estende anche al traffico containerizzato. Porti come Jebel Ali e Khor Fakkan fungono da snodi cruciali per il trasbordo di merci verso Asia, Golfo e Africa. Un’interruzione comporterebbe ritardi a cascata, congestione portuale e squilibri nelle catene di approvvigionamento. Le compagnie assicurative hanno già reagito aumentando i premi per le navi in transito nell’area. Le coperture per i rischi bellici sono state aggiornate con maggiore frequenza e in alcuni casi triplicate. In questo scenario, la stabilità dello Stretto di Hormuz diventa una priorità per l’intero sistema logistico e commerciale internazionale.