Iwona Blecharczyk, l’influencer polacca alza la voce in difesa degli autisti

Ricambio generazionale degli autisti. Aree sosta per camion da riqualificare. Rischio di esproprio militare dei veicoli per trasporti eccezionali. Ogni volta che Iwona Blecharczyk prende la parola, ceo e general manager delle grandi case di produzione truck cominciano ad allentare il nodo della cravatta, gli spedizionieri ad allarmarsi, mentre i colleghi driver paiono improvvisamente ritrovare baldanza. Non solo per la sua fluente chioma bionda, ancora così rara nel “maschio” mondo dei trasporti, ma per l’ineguagliabile capacità di mettere a nudo vizi e virtù della vita on the road. Quando a 38 anni sei già conosciuta in tutto il mondo come “Trucking Girl” per eccellenza, grazie all’omonimo canale YouTube da oltre 1 milione di iscritti e più di 1200 video a tema, è chiaro che l’abilità nel muovere critiche, o fornire consigli, è divenuta ormai tanto efficace quanto l’immagine spiazzante di influencer fedele a un solo e semplice principio: “born to be myself”. Motto, non a caso, inserito sotto le ali dispiegate dell’iconico logo identificativo IB.  

VOCI INASCOLTATE

“Nonostante il riconoscimento pubblico ottenuto dai miei canali social – spiega Iwona stessa, titolare dell’azienda di trasporti Imagination Group di Rzeszów, il capoluogo polacco del Voivodato di Precarpazia, a 40 chilometri dal confine ucraino – sono anni che mi ritrovo a denunciare gli stessi problemi nei principali eventi europei di settore, come capitato quest’anno ad Amsterdam in occasione del Transporeon Summit, o a Varsavia per TransLogistica Poland. Il pubblico applaude, i fotografi immortalano scatti, ma i servizi per noi truck driver non migliorano affatto. Se penso a quanti soldi vengono investiti in innovazione, trovo incredibile che richieste tanto basilari quanto avere docce funzionanti, o toilette pulite, siano ripetutamente disattese. Non meravigliamoci, poi, se il 5 per cento degli autisti in servizio siano giovani di buone speranze, se appena il 6 per cento siano donne e, soprattutto, se in tre o massimo cinque anni patiremo una carenza di driver per il pensionamento del 30 per cento circa della forza lavoro”. 

Iwona al recente Summit di Transporeon

NECESSITÀ BASILARI E DIGNITÀ DEL LAVORO

Il sorriso sulle labbra, ma un uno-due micidiale. “Trucking girl” è così: quando il lavoro svolto è passione, e non solo professione, i numeri saltano fuori con la stessa imprevedibilità di un detrito che crepa il parabrezza. Cifre, oltretutto, ben diverse da quelle che fanno immancabilmente capolino nei panel e nei talk dei trasporti, a partire dagli investimenti nell’Intelligenza Artificiale alle analisi data flow. Transizione. Trasformazione. Il linguaggio dell’industria pare interamente votato al cambiamento, ma ai margini delle strade continua a esistere un mondo vittima della propria debole voce. “Mancano servizi igienici, mancano docce, mancano spazi per cambiarsi, mancano parcheggi sicuri – incalza Iwona – non solo lungo i percorsi di mezz’Europa, ma addirittura nei luoghi di lavoro dove gli autisti sono tenuti a caricare e scaricare le merci. Sempre più di frequente noi autisti leggiamo, o ascoltiamo, che un’azienda ha ampliato i propri uffici, si è dotata di colonnine di ricariche e pannelli fotovoltaici, ha predisposto sale accoglienti per gli incontri con i propri clienti, eppure i primi ospiti di ogni giorno sono e restano proprio i truck driver. Non è con l’omaggio di borracce green o portachiavi antistress che queste aziende riusciranno a raddrizzare la curva dei nuovi assunti al volante. Le immagini di spazi di servizio trascurati, sporchi o semplicemente mancanti, che di volta in volta porto all’attenzione pubblica, lasciano disorientati, ma questa reazione è preoccupante: significa che esiste ancora una barriera sociale fra categorie di professionisti che non è stata abbattuta. Ecco perché la digitalizzazione di cui mi servo, e sono interprete, ha un significato e un peso ben diverso da quella cui ci si riferisce nei piani strategici delle industrie. È un mezzo, un tramite per tornare al mondo reale, quello che qualcuno già pensa di ‘salvare’ con droni e veicoli a guida autonoma, anziché mantenendo promesse dopo qualche stretta di mano”. 

L’IMPEGNO PHYGITAL

Trasporti e logistica, in ultima istanza, risultano il punto d’incontro principale fra la dimensione fisica e digitale. Campi interdipendenti, proprio come tenta di giustificare l’abusata etichetta anglicizzante “phygital”. Ma dietro le parole a effetto vivono sempre e solo persone, esseri umani, per quanto il potere dei rapporti di amicizia e fiducia venga oggi costantemente marginalizzato, arrivando a sostituire codici identificativi e indici di performance al racconto in prima persona di esperienze di chilometri e chilometri di strada, di incontri con culture diverse, di disagi apparentemente trascurabili nella loro piccolezza, ma d’impatto enorme quando lo sguardo osa posarsi sulle statistiche di settore e sulle risorse d’organico; quando ciascuno prende coscienza che il 60-70 per cento del business quotidiano è frutto di una categoria ben definita: i carrier. Sono criticità che – in casi virtuosi quali quello di FM Logistic all’ultimo Trasporeon Summit – possono essere affrontate anche con efficaci strumenti come i “loyalty program” per freelance di settore, mediante cui le aziende mettono a disposizione veicoli a tariffe agevolate, corsi di professionalizzazione, premiano con convenzioni per ottenere sconti sul carburante, digitalizzano pratiche stressanti che rubano tempo, sovraccaricano di responsabilità e generano difficoltà linguistiche

TECNOLOGIA AL SERVIZIO DEL DRIVER

“IA e app possono essere straordinari facilitatori del lavoro del driver – riconosce Iwona – e il loro impatto è sicuramente evidente per chi, come me, è attiva nei trasporti da quattordici anni. Le condizioni di sicurezza alla guida, in particolare, sono migliorate moltissimo, proprio come il supporto all’orientamento stradale. App lanciate appositamente per gli autisti, inoltre, consentono di gestire piccole imprese in autonomia. A breve la guida autonoma rappresenterà poi una delle innovazioni più dirompenti per la nostra categoria, per quanto alcuni test svolti da Kodiak in Texas abbiano fatto comprendere che l’efficacia umana sul primo e sull’ultimo miglio resti ineguagliabile. Tutto dipende da come vogliamo utilizzare la tecnologia, non da quale tecnologia è in nostro possesso. Senza digitalizzazione, non sarei certo la ‘Trucking girl’ conosciuta da centinaia di migliaia di professionisti dei trasporti. Bisogna però rendersi conto che agevolare, semplificare, rimuovere ogni ostacolo non necessariamente significa migliorare. Persino la fatica di imparare una lingua per farsi intendere all’estero può trasformarsi in un indicatore di ospitalità e comprensione delle necessità della persona”.

ITALIA, QUALITÀ DELLE STRADE IN CALO

Da questo punto di vista, Iwona Blecharczyk ha solo, e forse sorprendentemente, parole di elogio per l’Italia. Nel corso delle sue molteplici missioni nel Belpaese, attraversato dalle Alpi alla Sicilia a partire dal suo primo carico di pomodori nel 2011 lungo l’asse Milano-Olanda, ha incontrato colleghi e partner commerciali ogni volta pronti a confrontarsi in inglese, nonostante una preparazione non sempre ineccepibile. Se non tutti possono vantare trascorsi da insegnante d’inglese come Iwona, titolo professionale riconosciutole al termine degli studi universitari nel 2010 e poi valorizzato lavorando come minibus driver sulla rotta Polonia-UK, la predisposizione al dialogo mediato non è in Europa un dato così scontato come si potrebbe pensare. “In Francia e Spagna l’inglese non viene quasi mai utilizzato con noi autisti – riconosce – quindi un punto di merito in più per l’Italia. Proprio come per le sue stazioni di rifornimento carburante e ristorazione. Anche le docce per driver sono quasi sempre gratuite lungo la Penisola, sebbene non molto pulite. L’unico vero punto dolente sono le strade dissestate: quando attraverso il centro-sud della Penisola, soprattutto lungo direttrici non prioritarie, il livello di manutenzione delle carreggiate non è paragonabile alla media europea”. 

FAVORIRE IL DIALOGO GENERAZIONALE

I malumori passano però velocemente di fronte all’accoglienza che gli italiani sanno riservare a un’autista donna. Ogni volta lo stupore per l’incontro, a detta di Iwona, è pari solo ai giubili di festa e alla quantità di tazzine di caffè offerte per trascorrere almeno qualche minuto insieme. Un atteggiamento dissimile da quanto avviene nel resto del continente, a rischio però di trasformarsi in un approccio eccessivamente interessato. Mai tali occasioni sono poi state declinate in eventuali inviti a confrontarsi con le comunità locali, come avviene invece in Polonia per offrire testimonianze ed esempi alle generazioni di studenti o lavoratori più giovani. Le aziende italiane sono spesso timorose di doversi sobbarcare impegnativi compiti di organizzazione e logistica, benché le modalità di gestione risultino molto semplici.

Gli interventi di Iwona finiscono così per essere richiesti soprattutto in occasione di grandi eventi internazionali, non sempre nella consapevolezza che autisti freelance come lei – oltre che special partner di LKW Walter e testimonial di Volvo Trucks – sono costretti a rinunciare a intere giornate lavorative. Altro segno della scarsa conoscenza che il mondo industriale mostra rispetto alle condizioni di vita dei truck driver. “Quando mi sono avvicinata al mondo dei trasporti a 23 anni – conclude Iwona – nelle aziende polacche non era mai disponibile un incarico per me. Non era previsto o contemplato che una donna esercitasse funzioni simili. Per le prime esperienze professionali ho dovuto mettermi al servizio di una compagnia belga che ha iniziato a spedirmi in giro per l’Europa. Da quel momento, ho cercato di visitare il maggior numero di Paesi possibile, in primis la Scandinavia per l’ottimo rapporto che ho subito avuto con i truck Volvo, ma anche il Nord America grazie ai permessi lavorativi ottenuti in Canada e negli Stati Uniti. Mi piacerebbe fare esperienza pure in Australia, ma al momento la burocrazia dei permessi risulta molto complessa”.

AL SICURO, LONTANO DALL’EUROPA

Il desiderio di spostarsi su aree di mercato non europee è dovuto anche alla delicata situazione geopolitica che sta investendo oggi la Polonia, così come i territori orientali del continente. Vivendo a pochi chilometri dal confine con l’Ucraina – nazione con cui Iwona ha solidarizzato all’inizio dell’Operazione militare speciale russa, memore dell’esperienza dei nonni nei campi di lavoro sovietici in Siberia – le ombre militari stanno tornando ad allungarsi di giorno in giorno. Dopo una prima fase di intensi trasporti bellici oltreconfine attorno al 2022/2023, le richieste per movimentazioni militari eccezionali sono di nuovo in forte aumento. Disponendo di un truck Volvo FH16 per carichi sino a 85 tonnellate, utilizzato per sei anni nella consegna di turbine eoliche, il rischio maggiore è di vedersi ora obbligata a mettere a disposizione il proprio mezzo per finalità belliche. Nulla di più doloroso per chi, come Iwona, considera i suoi due Volvo 750 a 4 e 7 assi come migliori e inseparabili compagni d’avventure. Se la storia avrà un lieto fine, sia per ‘Trucking girl’ che per il mercato civile dei trasporti, sarà quanto meno facile saperlo. Oltre al popolarissimo canale YouTube, Iwona continua a raccogliere centinaia di migliaia di follower sul proprio profilo Instagram, su Facebook e su Tik Tok. Finalista di Miss Polonia nel 2007, testimonial EuroShell fleet card nel 2017 e premiata nel 2019 dalla Mattel come Barbie Sheroes, ‘Trucking girl” è ora in corsa anche per il titolo di giovane polacca più famosa al mondo insieme alla travel blogger, e sua follower, “Eva zu Beck”.  

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