Massimo Artusi, Federauto: elettrico, anche per l’Agcom il re è nudo

«Le parole sono importanti», diceva Nanni Moretti in Palombella rossa. E aggiungeva: «Chi parla male, pensa male. E vive male», prendendo a schiaffi la malcapitata giornalista che si era rivolta al protagonista del film – il pallanuotista Michele Apicella, interpretato dallo stesso Moretti – con espressioni approssimative e sgraziate. Reazione eccessiva, esagerata, cinematografica, per sottolineare provocatoriamente i guasti provati da un linguaggio inesatto. Eppure sono anni che, parlando di veicoli a trazione elettrica, si usano disinvoltamente espressioni come «zero emissioni», «100% sostenibile», «green», «impatto zero», che non rispecchiano la verità ma sono riuscite a diffondere nell’opinione pubblica, l’impressione – errata – che scegliere un veicolo a batteria significa aiutare il clima, mentre tutte le altre opzioni sono letali per il pianeta.

Ora a mettere un freno a questo uso sbarazzino delle parole in Italia, quasi come il regista romano nel suo film di 35 ani fa, è intervenuta l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCOM), mettendo sotto osservazione quelle espressioni e invitando gli operatori a correggere quei termini «del tutto assoluti e generici» che non rispecchiano la realtà dei fatti. 

Non è una semplice questione di linguaggio. Sono anni che noi di Federauto (e non solo) ricordiamo a ogni occasione che l’auto elettrica non garantisce una decarbonizzazione efficace né totale e ci battiamo perché i valori di CO2 siano calcolati dall’origine allo scarico (WTW) per ogni tipo di vettore energetico e non dal serbatoio allo scarico (TTW), correggendo la scelta dei due pesi e due misure adottate dall’Unione europea nella sua – peraltro contraddittoria – normativa in materia, che riserva la seconda misurazione alla sola trazione elettrica, ma applica la prima alle altre alimentazioni carbon neutral.

Per questo, appare particolarmente interessante la deliberazione dell’Autorità, che punta il dito su quelle espressioni perché esse non indicano a quale dei tanti aspetti della vita del prodotto si riferiscono – alla produzione del veicolo e delle batterie, alla distribuzione, all’utilizzo, smaltimento del veicolo e delle batterie – alcuni dei quali sono notoriamente fonte di grandi quantità di climalteranti.

Con questo richiamo, l’Autorità per il mercato e la concorrenza, fa come il bambino della favola che, nella sua estraneità agli intrighi della corte, osserva candidamente davanti a tutti che il re è nudo, costringendo i cortigiani – e lo stesso sovrano – ad ammettere l’evidenza. Ora noi non sappiamo – anche se naturalmente ce lo augurano – se il segnale dell’Antitrust italiana arriverà anche alla Commissione e al Parlamento europei (sovrani e cortigiani della favola) che stanno per affrontare la controversa tematica del Green Deal nei trasporti. Certamente sembrerebbe paradossale che nel momento in cui un’istituzione nazionale indipendente rileva come scorretta la definizione di emissioni zero per un veicolo a batteria, i decisori europei continuassero ad accostare la dizione Zero Emission alla sola trazione elettrica, ignorandone gli ormai evidenti limiti ai fini della decarbonizzazione e trascurando il potenziale no carbon dei biocarburanti.

Per parte nostra, oltre ad aver sempre sostenuto questa tesi ed essere passati per eretici, sentiamo di avere la coscienza a posto essendo sempre stati chiari con tutti – e in primo luogo con i nostri clienti – sulle caratteristiche e sui benefici che avrebbero ottenuto acquistando veicoli nuovi. Per noi il re è sempre stato nudo. 

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