Blocco diesel Euro 5: oltre 340 mila veicoli commerciali a rischio fermo

24 Giugno 2025
1 min read

Il blocco diesel Euro 5 avrà un impatto significativo sulla mobilità del Nord Italia. Fai-Conftrasporto ha messo in evidenza gli effetti critici per l’autotrasporto e le piccole imprese.

Non è un fulmine a ciel sereno, ma una nuvola densa che da mesi incombe sul sistema logistico del Nord Italia: dal 1° ottobre 2025 scatterà, salvo colpi di scena, il blocco diesel Euro 5 nelle aree urbane con più di 30 mila abitanti di Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. L’obiettivo? Contenere l’inquinamento nel bacino padano, dove le soglie di polveri sottili e biossido di azoto sono tra le più alte d’Europa. Il divieto – inizialmente circoscritto alle auto – si estenderà a furgoni e mezzi pesanti tra il 2026 e il 2027. Così stabilisce un decreto del 2023, che ora torna a fare discutere. E intanto, cresce l’incertezza tra aziende, artigiani, trasportatori.

Un milione di mezzi coinvolti, 340 mila commerciali nel mirino

Si parla di numeri imponenti – oltre un milione di veicoli diesel Euro 5 complessivi – ma l’attenzione si concentra sui circa 340 mila veicoli commerciali, spesso ancora operativi e strategici per l’economia locale. In Lombardia, dove il blocco sarà permanente (feriali, dalle 7:30 alle 19:30), l’impatto sarà particolarmente severo. In Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto, invece, si applicherà da ottobre ad aprile – ma sempre nei centri superiori ai 30 mila abitanti. Sanzioni previste da 168 a 679 euro; deroghe per redditi bassi, turnisti e mezzi speciali. E poi c’è il Move-In – un dispositivo GPS che consente percorrenze annuali limitate – come unico spiraglio operativo per chi non può cambiare veicolo.

Fai-Conftrasporto: “Rischio collasso per il trasporto su gomma”

Paolo Uggè, presidente di Fai-Conftrasporto, non ha usato mezzi termini: «Si rischia di mandare in fumo quasi 600 milioni di euro di investimenti effettuati dal comparto in oltre 8.000 comuni». Il blocco diesel Euro 5 – osserva – non tiene conto della realtà di un settore già provato da rincari, normative, inflazione. Le imprese più piccole, in particolare, rischiano di non sopravvivere. «Il rischio – ribadisce Uggè – è fermare il motore di un’intera filiera». Da qui l’appello: rivedere il calendario, valutare deroghe, sostenere concretamente il rinnovo del parco veicoli.

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