Intervista ad Alessandro Peron, segretario generale FIAP
“Quando si parla di sindacati in azienda, agli imprenditori vengono sempre i formicolii alla schiena: non deve essere così, perché il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori è fondamentale per il nostro comparto, così come per tutti gli altri”.
Con il consueto linguaggio diretto, Alessandro Peron, segretario generale della FIAP, analizza nelle sue considerazioni finali un tema che inerendo alla disposizione d’animo delle parti non può non rilevare in modo significativo sulla corretta conduzione di qualunque trattativa. “Per noi datoriali – prosegue l’esperto – avere al nostro fianco i sindacati in ogni fase dell’attività lavorativa è fondamentale. Per due motivi: uno per un tema di concorrenza leale tra imprese, per cui i sindacati devono anche essere coloro che aiutano gli organi di controllo a far sì che le aziende applichino correttamente le condizioni contrattuali. Due, perché in questo modo evitiamo le fughe in avanti di tutta una serie di sindacati autonomi che si rivolgono ai lavoratori per raccontare loro cose che non corrispondono al vero. E su questo abbiamo un problema enorme, soprattutto nei magazzini e nella distribuzione, e più in generale nel mondo industriale che rappresenta FIAP. Serve collaborazione e stima tra le parti, anche perché non è vero, come ancora si crede, che le imprese siano generalmente disposte a fare ‘carte false’ pur di non pagare, o pagare poco, i lavoratori. Naturalmente io parlo per le aziende associate a FIAP: per le nostre imprese il tema economico, in occasione di questo rinnovo, non era la priorità, e quando abbiamo chiuso con l’aumento salariale di 260 euro, la totalità dei nostri rappresentati si è detta soddisfatta. Hanno evidentemente ben presente come la prima responsabilità di un datore di lavoro sia quella di assegnare la giusta remunerazione ai propri lavoratori, anche per incentivarli a fare sempre meglio”.
“C’è un tema – ancora Peron – tanto delicato quanto urgente che rischia di compromettere la serietà e l’efficacia della rappresentanza nel nostro comparto: il ruolo di alcune associazioni che, pur figurando ufficialmente tra i firmatari del CCNL, non hanno una reale capacità rappresentativa. Si tratta di organizzazioni che compaiono solo in momenti di visibilità — la firma di un contratto, un incontro con il ministro — ma che non partecipano attivamente né quotidianamente alla vita del settore. È frustrante e rallenta enormemente i lavori dover trattare con soggetti che non sono realmente inseriti nel comparto. Ho avanzato una proposta semplice ma concreta: ammettere al tavolo della contrattazione solo le associazioni che abbiano stipulato un numero minimo di accordi di secondo livello e, cosa che sembrerebbe scontata ma purtroppo non lo è, che abbiano almeno letto il CCNL da rivedere. Durante i nove mesi di trattativa per il rinnovo contrattuale, infatti, sono state sprecate intere giornate in discussioni con rappresentanti poco preparati o completamente assenti dal dibattito, salvo poi riapparire solo per apporre una firma. Una situazione che mina la credibilità dell’intero comparto”. “Quando ci presentiamo davanti alla politica o al Governo – prosegue il segretario – il principio del ‘uno vale uno’ finisce per appiattire ogni differenza: ci troviamo sullo stesso piano di realtà che non hanno neppure un sito internet aggiornato, o che rappresentano poche centinaia di imprese monoveicolari. È un problema di serietà istituzionale”.
Il rischio è chiaro: più cresce il numero dei partecipanti al tavolo, più il confronto si complica. E quando queste presenze non portano valore, ma solo confusione, l’intero processo si paralizza. “Alcune di queste associazioni – sottolinea ancora Alessandro Peron – propongono quote associative simboliche, più simili a quelle di un circolo ricreativo che a un ente rappresentativo. In altri casi, si tratta di vere e proprie società di servizi che confondono i clienti con i soci, privando così la base associativa di ogni funzione partecipativa. In una vera associazione, di norma i presidenti sono eletti, sono imprenditori del comparto, esiste un ricambio, un dibattito interno. Se invece il presidente resta in carica per decenni — magari senza neppure provenire dal settore — allora siamo di fronte a una struttura con scarsa legittimazione reale”.
Le critiche possono anche aver suscitato antipatie, ma restano, secondo Peron, pienamente legittime. “In questi anni mi sono inimicato diverse persone, ma ciò che denuncio è sotto gli occhi di tutti. Il settore ha bisogno di serietà. E se questa mancanza si traduce in nove mesi di attesa per i lavoratori e per gli imprenditori che devono pianificare i costi da trasferire ai propri clienti in funzione del rinnovo contrattuale, allora è evidente che un cambiamento drastico non è solo necessario: è doveroso”.