Fondi, classificazione dei rischi e un protocollo condiviso: la strategia di Federlogistica per rafforzare la cyber security portuale nei nodi logistici italiani
I porti italiani rappresentano oggi uno dei punti più vulnerabili del sistema economico nazionale sotto il profilo digitale. Per questo motivo Federlogistica ha annunciato un piano d’intervento urgente per rafforzare la cyber security portuale, passaggio necessario per proteggere l’intera filiera logistica da attacchi informatici sempre più sofisticati. “Un attacco a un porto oggi non blocca solo un terminal – ha dichiarato il presidente Davide Falteri – ma compromette l’intero sistema industriale collegato”. Il piano proposto si articola in tre direttrici principali: la creazione di un Fondo nazionale Cyber Porti e Interporti per sostenere investimenti in sicurezza OT e resilienza digitale delle PMI; l’introduzione di una classificazione dei porti in base al livello di sicurezza informatica; l’avvio di un protocollo condiviso tra MIT, ACN e la stessa Federlogistica per monitorare e analizzare con regolarità le vulnerabilità OT nei nodi logistici.
Formazione e governance per un modello proattivo
Alla base della strategia, Federlogistica indica tre fattori abilitanti: formazione, digitalizzazione consapevole e cooperazione pubblico-privata. Attraverso partnership con soggetti come ENEA, Unioncamere e ITS, si punta a colmare il divario digitale degli operatori, promuovendo una cultura della cyber security portuale fondata su standard certificati e strumenti di monitoraggio predittivo. Centrale, in questo scenario, è la creazione di una cabina di regia nazionale per la sicurezza informatica nei trasporti, che coinvolga enti statali, regioni, autorità portuali e operatori del settore. Solo così – sostiene Federlogistica – sarà possibile superare l’attuale modello difensivo e adottare una governance distribuita del rischio OT, con policy integrate OT/IT, condivisione delle minacce e piani obbligatori di Cyber Risk Management per ogni porto.