Claudio Gariboldi, AD Fraikin Italia

Gariboldi, Fraikin: la nostra formula di noleggio alla conquista del 2025

14 Febbraio 2025
6 mins read

Intervista esclusiva a Claudio Gariboldi, amministratore delegato

È stabile nella top three degli uffici che chi scrive ama visitare il quartier generale di Fraikin Italia, con le sue belle vetrate che dall’ottavo piano di un moderno edificio nella periferia nord di Milano offrono una vista impareggiabile sullo skyline del capoluogo lombardo, inondando chi lavora con la luce di una splendida giornata di sole, quando c’è. Non manca nel momento in cui raggiungiamo l’amministratore delegato Claudio Gariboldi per un resoconto dell’anno ormai in archivio e per farci raccontare quali sono i piani dell’azienda per i prossimi dodici mesi, e anche più in là. Percorrendo il corridoio che porta all’ufficio del “capo” incontriamo la sua assistente, Ilaria Piazza, reduce da una sessione nella palestra aziendale. Ci fa strada sorridendo.

Claudio Gariboldi, se tutto deve partire dalle persone, non si può certo dire che il suo team non lavori in un ambiente stimolante per la produttività e la creatività. Qui siamo a livelli da Silicon Valley…

Il paragone mi piace, Fraikin Italia ha certamente a cuore il benessere dei suoi dipendenti: siamo convinti che questo sia imprescindibile per produrre risultati importanti, ma d’altra parte non scopriamo nulla di nuovo, i libri di management lo provano da tempo in maniera matematica. Nel nostro caso tra l’altro una conferma ufficiale è arrivata dal riconoscimento Great Place to Work che ci siamo aggiudicati per il secondo anno consecutivo, una bella riprova del fatto che il percorso che abbiamo scelto è corretto e che i benefit vengono apprezzati. Anche i due giorni a settimana di quello che in Italia viene chiamato ‘smart working’ sono stati confermati per il 2025. Andiamo un po’ in controtendenza rispetto al modello statunitense che sta tornando in modo abbastanza convinto alla presenza al 100%, ma il lavoro da casa, se paga un piccolo prezzo in termini di efficienza operativa, in un’ottica di valutazione più ampia offre la possibilità di bilanciare impegni lavorativi e personali e predispone al meglio i dipendenti nei confronti dell’azienda.

Forti di una squadra felice, come ha chiuso Fraikin Italia il 2024?

È stato un anno complesso, con luci e ombre: parliamo naturalmente di immatricolato, visto che il mercato del noleggio non è facile da decifrare sulla base delle statistiche italiane. I primi sei mesi sono stati positivi, ma la normativa GSR ha un po’ sfalsato le carte, perché c’è stata una corsa all’acquisto prima del 7 luglio, con un picco importante nei trenta giorni di giugno, e poi un declino nel secondo semestre che si è ulteriormente accentuato negli ultimi mesi. La domanda a chiusura di anno è molto contenuta e i concessionari sono invasi dagli stock, con le note complicazioni a livello geopolitico che non aiutano certo le aziende ad investire in maniera serena. In linea con questo contesto, in Fraikin Italia chiuderemo il 2024 con un numero di nuovi contratti leggermente inferiore al nostro standard storico e risultati che sono figli della nuova strategia di Gruppo, orientata alla redditività, con maggior selezione di clienti e trattative. Il fatturato sarà comunque superiore del 10 per cento rispetto al 2023: permaniamo in un macro trend positivo, che vede l’azienda in costante fase di crescita.

Al di là delle circostanze geopolitiche, a non aiutare il mercato si è aggiunta anche l’incertezza relativa alla transizione…

Esattamente. Negli ultimi mesi c’è stato un forte push back sull’elettrico, soprattutto da quando l’automotive, in fortissima difficoltà, ha iniziato a puntare il dito contro il passaggio forzato alle batterie. Diciamolo chiaramente: la strategia politica dell’Unione Europea non si è dimostrata per nulla lungimirante, e se lo si era capito da tempo, negli ultimi mesi le ripercussioni sono diventate difficili da ignorare. Cassa integrazione, riduzione del personale, chiusure degli stabilimenti, e non solo nel nostro Paese, ma addirittura all’interno dei confini nazionali della locomotiva d’Europa: questi avvenimenti stanno impattando pesantemente sull’opinione pubblica, che fino ad un certo momento aveva supportato la transizione. Oggi le persone si stanno rendendo conto che passare all’elettrico con i modi e i tempi prospettati significa consegnare l’Europa in mano all’economia cinese, e quindi depauperare completamente la nostra struttura industriale e economica, e perdere posti di lavoro.

Credo che la transizione vada ripensata, con obiettivi che siano più sostenibili e una road map che prenda le mosse da un indispensabile pragmatismo. A livello di prodotto poi rimangono sempre le solite criticità, con l’elettrico che ha una sua ragion d’essere in ambito urbano, e il discorso che cambia radicalmente quando si parla di medio-lungo raggio: le infrastrutture sono ad oggi inesistenti, mentre l’estremo costo dei veicoli non trova conforto nei sussidi pubblici e neppure nella collaborazione dei committenti finali, che rispondono picche quando si tratta di aumentare le tariffe per assicurarsi una filiera più green. Vedremo se i governanti europei lo capiranno ma essendo la Commissione esattamente la stessa che ha disegnato il piano, sarà difficile che possa ritornare pubblicamente sulle proprie posizioni.

Contestualizzato lo scenario, ci anticipa la strategia di Fraikin Italia per il 2025?

Continueremo a valutare e a proporre la nostra offerta in diversi settori di mercato perché possiamo contare su una gamma prodotto che ci permette di coprirlo a 360 gradi. La vera novità su cui punteremo nel 2025 è però il servizio di fleet management, una linea di business che già esiste a livello di gruppo e che oggi portiamo in Italia per incontrare le esigenze di quei clienti che hanno difficoltà nella gestione dei loro veicoli, o semplicemente preferiscono affidare in outsourcing questa attività. La svolgeremo con personale nostro, guardando anche all’esperienza maturata in altri Paesi, come ad esempio il Regno Unito, dove questa formula di puro servizio viene offerta da diversi anni. Per la verità Oltremanica soprattutto a clienti con flotte importanti, che non costituiscono la base della struttura economica italiana: non mancano però spunti interessanti che vogliamo iniziare a far nostri. Quindi diventeremo fleet manager a tutto tondo, sia fornendo anche il veicolo, sia occupandoci di quei clienti che non sono ancora interessati al noleggio, ma vogliono alleggerire il loro carico di lavoro esternalizzando tutte le difficoltà date dalla gestione del parco.

In una delle ultime interviste ci parlava dell’imminente avvio del servizio di officine mobili: è partito?

Sì, anche se in una prima fase abbiamo deciso di implementarlo insieme ad un partner, il cui nome vorrei per il momento tenere riservato, trovandoci in fase di test. Non siamo partiti direttamente con le nostre forze perché la sostenibilità di questa attività viene valutata su due fattori: la concentrazione geografica e la tipologia di veicoli. Furgone e meccanico si ammortizzano con un certo parco circolante, e su questo ancora non abbiamo i numeri giusti, non per il totale di veicoli consegnati, ma per la concentrazione geografica. Inoltre se sul commerciale leggero il servizio con officina mobile permette un certo numero di interventi, gli stessi sono invece difficili da implementare sul veicolo pesante o sul semirimorchio, ambiti in cui tradizionalmente abbiamo una componente di flotta dominante. Per questo quando abbiamo avuto l’occasione di incontrare un partner con una sua rete di officine mobili già operante nel settore dei leggeri abbiamo deciso di fare una prova, per verificare qual è il livello di servizio da erogare, e poi ad un certo punto eventualmente implementarlo in diretta. L’idea è quella di operare con l’officina mobile di notte o nei giorni non lavorativi, quando i veicoli sono fermi e concentrati in un unico posto, in modo da essere il meno impattanti possibile sul cliente, e azzerare o quasi i fermi macchina relativi alle operazioni di manutenzione ordinaria e tagliandi. Quello che ci sta dando qualche problema è che spesso i clienti non dispongono di siti a norma, dove poter entrare in sicurezza nel weekend e di notte: in altri Paesi è banale, lo stesso purtroppo non si può dire in Italia.

Claudio Gariboldi, sono tanti anni che si occupa di noleggio, quali fattori continuano ad alimentare la sua passione?

Constatare come il noleggio vada giorno dopo giorno a conquistare settori sempre nuovi, come la bontà della sua formula riesca ad abbracciare business che fino a poco tempo fa prevedevano modelli molto più tradizionali: è una modalità di economia condivisa che non conosce crisi e a lungo funzionerà, perché ha un suo valore intrinseco, allineato alle esigenze di sostenibilità e di ottimizzazione dei processi che contraddistinguono i tempi che stiamo vivendo. Nel trasporto l’Italia è partita dopo altri Paesi, e ci sono pertanto ampi margini di crescita. Ovviamente si arriverà ad una fase di saturazione in cui logiche di sostituzione prenderanno il posto di quelle di sviluppo. Come sta succedendo in Francia, che vede il trend del noleggio sostanzialmente piatto, senza crescita di quota ma con un costante avvicendamento dei veicoli. Il noleggio ha dalla sua una gestione del rischio a vantaggio del cliente e una flessibilità che logiche diverse, come quelle di acquisto, non permettono. E Fraikin, con i suoi 80 anni di storia, ha tutte le competenze per continuare a vivere da protagonista questa sfida, e vincerla.

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