Intervista esclusiva a Francesco Antonacci, chief commercial officer
È una bandiera Francesco Antonacci, e la definizione non gli dispiacerà data la sua passione per il calcio: da quando nel 2008, laurea triennale in Economia e Commercio e specialistica in Marketing in tasca, “saliva” a Milano dalla natia Bari per superare brillantemente (“davanti a un gruppo di agguerriti bocconiani”) il colloquio per uno stage in Pirelli, l’azienda non l’ha più lasciata. Da allora ha seguito infatti un percorso che l’ha portato a passare da Pirelli a Pirelli Industrial (in seguito allo spin-off che ha diviso il settore da Pirelli Consumer) fino ad arrivare all’attuale posizione in Prometeon, dove da poche settimane ricopre il ruolo di chief commercial officer global. “Ho sempre lavorato – ci spiega – nella business unit truck, cambiando mansioni e crescendo nelle responsabilità: da Pirelli a Prometeon d’altra parte è forte l’attenzione nei confronti dell’evoluzione professionale dei manager, e io ne sono un chiaro esempio”.

Nato a Bari nel 1982, Francesco Antonacci è sposato e ha un bimbo di due anni e mezzo. Oltre ai truck, il suo cuore batte da sempre per lo sport: “A Bari praticavo calcio a livello dilettantistico, oggi continuo a correre dietro al pallone insieme agli amici e a tifare da lontano la squadra della mia città”. E quest’anno gli andrà pure bene: con il Parma promosso alla massima serie, potrà smettere di imporsi un certo contegno in occasione degli scontri diretti.
La sua storia segue da un’angolatura privilegiata le vicende che hanno portato alla realtà Prometeon come la conosciamo oggi. Possiamo ripercorrerla insieme?
Certamente. Se la prima opportunità in Pirelli è stata a Milano, prima per quattro anni nell’ambito del bilancio consolidato, posizione in cui ho avuto modo di “scatenare” la mia grande passione per i numeri, e poi per altrettanti nel controlling, una tappa fondamentale è stato il mio “espatrio” in Cina tra il 2015 e il 2018 nel ruolo di controller della region Asia-Pacific. Sul finire del mandato è arrivata l’acquisizione di Pirelli da parte di ChemChina e questo mi ha consentito di operare in un’area geografica in cui in quel periodo c’era indubbiamente un altissimo livello di attenzione. Nel dicembre 2021 sono passato dal mondo finance a quello del general management, con la nomina a CEO Europa, sviluppando, grazie alla costante interlocuzione con i responsabili dei diversi Paesi, non solo competenze relazionali ma anche una profonda conoscenza dei mercati e del business.
Oggi la grande opportunità di lavorare su scala globale come chief commercial officer, per mettere a frutto un’esperienza che ci ha portato negli ultimi tre anni e mezzo a crescere in Europa in modo organico e stabile: i risultati non sono stati ottenuti infatti con operazioni one-shot, ma grazie soprattutto alle solide relazioni strette con i clienti attraverso la costruzione e l’implementazione della rete dealer. Il ruolo dei nostri partner è stato e continua ad essere fondamentale: la professionalità che mettono in campo è un prezioso supporto per noi. Anche nei momenti in cui il mercato entra in sofferenza, come quest’anno: nonostante la congiuntura non favorevole stiamo riuscendo infatti a centrare i target prefissati.
A proposito di congiuntura, qual è oggi lo scenario globale per quanto riguarda l’industria degli pneumatici?
Storicamente questa è un’industria che vede la maggior parte della sua produzione in Cina, dove nasce circa il 50 per cento degli pneumatici che vengono messi in commercio a livello globale. Attualmente, anche per via dei dazi e delle misure anti dumping entrate in vigore non solo in Europa e negli Stati Uniti, ma anche negli altri nostri mercati di riferimento – Brasile, Turchia ed Egitto -, molti produttori cinesi hanno investito e spostato le loro fabbriche nel sud est asiatico, riuscendo da una parte a conservare il vantaggio di un costo di produzione basso, ma recuperando al tempo stesso sul divario tecnologico da sempre esistente rispetto a produttori premium. Quello che manca oggi agli asiatici è una presenza consistente nei mercati occidentali, ma il loro business model sta cambiando.

Contatto con il mercato e servizi che invece voi avete.
Sì, e qui parlo di Prometeon, che ha una strategia chiara, come anticipato: lavorare gomito a gomito con il cliente finale. Ma mai da soli, sempre in affiancamento ai nostri dealer e ai nostri distributori: la loro professionalità e il loro legame con il territorio è imprescindibile. Consapevoli di questo a partire dal 2019 abbiamo sviluppato il network SuperTruck, nato in Italia nella forma di consorzio con sei soci fondatori: una forma giuridica che spiega molto bene la nostra determinazione nel sederci al tavolo da pari insieme ai partner per mettere in campo un’azione comune e condivisa. Oggi in Italia contiamo 38 Consorziati, circa 70 punti vendita, oltre ad altri 80 distributori partner.
Ma non parliamo solo del nostro Paese: SuperTruck è oggi presente in oltre 10 nazioni, con 400 punti vendita in tutta Europa. Il livello di capillarità raggiunto è già ottimo, ma è chiaro che continueremo a lavorare per ampliare il progetto e coordinarlo al meglio, perché riteniamo fondamentale offrire gli stessi servizi in ogni Paese. Consideriamo poi che noi, a differenza di altri produttori, rivolgiamo il 100 per cento del nostro focus al business industrial, offrendo in termini di prodotto una gamma completa che comprende pneumatici premium, i Tier 1, ma anche Tier 2 e Tier 3. È sui primi che concentriamo soprattutto il nostro impegno, perché riteniamo che quello alto sia il settore di mercato in cui possiamo fare la differenza: più si scende di livello meno rilevano i servizi e più il prezzo fa la differenza.
In casa Prometeon ci saranno novità nel prossimo periodo in termini di gamma e di servizi?
Parlando di prodotto il prossimo anno completeremo l’offerta della Serie 02 sull’on-off: è un settore in cui siamo sempre stati ben presenti con la Serie 01 e la sfida sarà pertanto quella di difendere e incrementare a suon di performance la nostra reputazione. Partiremo poi con il rebranding in Sud America: a metà 2026 verrà lanciata ufficialmente la Serie 02 a brand Prometeon in Brasile e in tutto il continente sudamericano. Sarà una partita decisiva anche questa, considerando la notorietà del marchio Pirelli, soprattutto in Brasile. Ma il successo che abbiamo avuto fin qui in Europa e in Turchia, dove il lancio è avvenuto nell’ottobre del 2024 e dove già quest’anno arriveremo a coprire il 35 per cento di vendite del nostro Tier 1 con pneumatici a brand Prometeon, puntando a superare il 65 per cento l’anno prossimo, ci rasserena: abbiamo lavorato con impegno, e continueremo a farlo, sullo sviluppo della brand image, e non è stato semplice, avendo dovuto trasformare un corporate brand in un brand di prodotto. Ma stiamo avendo ottimi risultati che replicheremo, ne sono certo, in Brasile e in tutto il Sud America e a seguire negli Stati Uniti e nella region Asia-Pacific. Quanto ai servizi, per chiudere, consolideremo nei prossimi mesi la nostra offerta nell’ambito della telematica, partendo come di consueto dai Paesi europei.






Il bel quartier generale Prometeon al SuperLab Bicocca
Le aziende italiane sono propense ad acquistare i servizi oltre al prodotto?
Sì, perché stanno diventando sempre più consapevoli – e non solo le grandi flotte ma anche le realtà medio-piccole – dell’importanza dell’analisi dei dati: i margini nel settore si sono assottigliati, non è un mistero, e quindi per le aziende è diventato vitale efficientare l’utilizzo dei mezzi. E sappiamo tutti come lo pneumatico abbia un impatto determinante sui consumi e sulla sicurezza, e quindi sui costi. Parlando di mercato italiano, questo presenta le sue particolarità: è molto capillare e vede la presenza di numerosi operatori, distributori, ricostruttori, tante piccole aziende ad impatto principalmente locale. È un contesto complesso nel quale Prometeon storicamente ha sempre avuto un ottimo riscontro che negli ultimi anni siamo riusciti ad incrementare in modo sostanzioso. Puntiamo a diventare i leader del mercato partendo da quella visione che poi è il nostro sicuro riferimento anche per tutti gli altri Paesi: lo ripeto, focus su cliente finale in affiancamento ai dealer.
In Italia, e non solo, c’è stato anche un forte impegno a livello di costruzione della brand image attraverso le sponsorizzazioni sportive: in futuro continuerete con queste attività?
Certamente, continueremo a investire sul brand Prometeon. Per fare un esempio concreto, abbiamo un accordo di sponsorizzazione con Martin Macík, vincitore 2024 e 2025 della Dakar, progetto che ci consente non solo di avere una grande visibilità, ma anche di collaborare con quello che è a tutto gli effetti un vero e proprio laboratorio su ruote: Martin non è solo un pilota, ma insieme al suo team mette a punto i veicoli. Lavorare fianco a fianco con lui ci permette di sviluppare costantemente il nostro prodotto e di trasferire poi la tecnologia nella produzione. Anche la sponsorizzazione del Parma Calcio, che fin qui per noi è stata una vetrina importante e ci ha permesso di cementare i rapporti con numerose aziende, andrà in continuità.


Francesco Antonacci, grazie per le risposte: 17 anni nel settore si sentono, per la competenza sicuramente ma anche per la passione che trasmette con le sue parole.
Questo settore regala l’opportunità di facilitare il lavoro di altre persone, con tutta la soddisfazione che ne deriva: nel trasporto c’è un alto livello di specializzazione e questo rende ogni progetto una sfida. Inoltre, rispetto ad un ambito B2C, si incontrano ogni giorno persone animate da una smisurata passione per ciò che fanno, e questa, è innegabile, può essere davvero contagiosa.