La gestione doganale evolve: tecnologie digitali, centralizzazione dei dati e competenze specialistiche diventano leve strategiche per affrontare le sfide del commercio globale.
La gestione doganale evolve: tecnologie digitali, centralizzazione dei dati e competenze specialistiche diventano leve strategiche per affrontare le sfide del commercio globale.

Gestione doganale 2026: le cinque direttrici strategiche secondo Customs Support Group

Nel 2026 la gestione doganale si trasformerà in leva strategica per affrontare incertezza, barriere non tariffarie e sfide globali. Customs Support Group identifica i cinque trend chiave.

Il 2026 segna un punto di svolta per la gestione doganale, destinata a uscire dal perimetro amministrativo per affermarsi come funzione critica nella strategia d’impresa. A fronte di un contesto globale incerto — caratterizzato da instabilità geopolitica, dazi, regolamenti ambientali e nuove barriere non tariffarie — la compliance doganale assume un ruolo centrale nella resilienza delle catene di fornitura. Secondo Customs Support Group, principale provider europeo di soluzioni doganali, le aziende dovranno investire in competenze interne, sistemi centralizzati e partnership solide per evitare rischi operativi e cogliere opportunità di ottimizzazione. L’aumento della complessità normativa, dall’Europa alla Cina fino agli Stati Uniti, rende essenziale un approccio proattivo e strutturato. In particolare, cresce la domanda di esperti capaci di intervenire su origine, classificazione, licenze e gestione dei dazi, contribuendo attivamente alle decisioni strategiche aziendali.

Centralizzazione, dati e compliance: nuove priorità operative

Tra i fattori che segneranno la differenza nel 2026 emerge con forza la centralizzazione doganale, unita alla piena visibilità dei dati. Oggi, la frammentazione delle informazioni tra broker, sistemi e formati ostacola un controllo efficiente delle operazioni. L’adozione di modelli consolidati, come le Control Tower digitali, consentirà alle aziende di integrare i dati doganali nei processi decisionali e di pianificazione. Parallelamente, si assisterà a un aumento delle barriere non tariffarie: normative ambientali come il CBAM in Europa, controlli sulle tecnologie negli USA, restrizioni sulle esportazioni in Cina. Di fronte a questa evoluzione, sarà indispensabile disporre di programmi di trade compliance integrati e basati sull’analisi dei rischi, in grado di adattarsi rapidamente alle nuove regole senza gravare sull’operatività. La gestione doganale diventa così un presidio di controllo e adattamento continuo.

Da reattivi a proattivi: costruire strutture doganali resilienti

Per affrontare efficacemente i prossimi mesi, le imprese dovranno passare da un approccio reattivo a uno strategico. La creazione di un Duty Playbook, come suggerito da Customs Support Group, permetterà di gestire proattivamente i dazi: mappando l’esposizione, sfruttando accordi commerciali, pianificando rimborsi e ottimizzando l’origine delle merci. Ma alla base di tutto resta una corretta classificazione doganale: identificare con precisione codici, restrizioni e requisiti è essenziale per evitare errori, sanzioni e per reagire tempestivamente a modifiche normative o nuovi scenari di rischio. Secondo il CEO John Wegman, le aziende che nel 2026 investiranno in strutture doganali forti e integrate otterranno un vantaggio competitivo concreto: “Chi rafforza oggi la propria organizzazione doganale renderà la propria azienda meno vulnerabile alle turbolenze politiche ed economiche”.

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