Intelligenza artificiale nei trasporti: intervista esclusiva a Damiano Frosi del Polimi

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Damiano Frosi, direttore dell’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” del Politecnico di Milano, per capire quali saranno le vie di sviluppo dell'AI nel settore dei trasporti
8 Maggio 2024
4 mins read
Intelligenza Artificiale Damiano Frosi

Fascinazione o paura. Ogni volta che il dibattito pubblico affronta il tema dell’impiego dell’Intelligenza Artificiale (AI in inglese, Artificial Intelligence), l’opinione dei professionisti e dei cittadini pare polarizzarsi su posizioni sempre più rigide. Il settore dei trasporti e della logistica non fa eccezione.

Per una visione più aderente alla realtà effettiva abbiamo posto cinque domande chiarificatorie a Damiano Frosi, direttore dell’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” del Politecnico di Milano. Grazie alla sua attenta e precisa disamina, il futuro che si prospetta per il settore dei trasporti appare ben più sereno di quanto ci si aspetti.

In che modo l’Intelligenza Artificiale trova oggi applicazione nei settori della Logistica e dei Trasporti?

“L’AI in Logistica e Trasporti può rappresentare un grandissimo punto di forza nella fase di planning e in tutte quelle attività che si basano sull’analisi dei dati. Per dare un’idea più precisa, gli ambiti in cui può essere applicata con grandi risultati sono la previsione dei mezzi necessari per andare in consegna nei punti vendita, la gestione del magazzino in termini di carico/scarico della merce e l’assegnazione delle baie, o ancora la pianificazione del carico del mezzo.

Inoltre trova grandissima applicazione nel settore dell’intralogistica, come i sempre più diffusi AMR (autonomous mobile robots), macchine collaborative a guida autonoma che sono in grado di muoversi all’interno dei magazzini svolgendo attività di movimentazione, ma anche nell’utilizzo di algoritmi di AI per i robots antropomorfi nella fase di picking: questi sono infatti in grado di riconoscere l’oggetto da prelevare (anche se mai visto prima) e si settano in modo da prelevarlo correttamente, per poi trasmettere questa informazione agli altri robot nel magazzino.

Quali sono le esigenze manifestate dal mercato e le possibilità di utilizzo al momento sviluppate?
L’esigenza primaria delle aziende, e di conseguenza dei fornitori di servizi logistici, è quella di riuscire a essere reattive in un contesto che sta diventando sempre più complesso, non solo a causa di eventi geopolitici e interruzioni di filiera, ma anche in seguito all’aumento di complessità portato dall’omnicanalità.

Oltre a questi aspetti, vanno poi tenuti in considerazione l’aumento del livello di servizio richiesto dai clienti, così come la necessità di intraprendere una transizione ambientale ed energetica. Tutto ciò fa sì che la realtà in cui agiscono gli attori del settore sia caratterizzata da un continuo mutamento. È quindi importante essere in grado di adattarsi a tali mutamenti ed essere flessibili: l’AI può aiutare in entrambi i casi. A oggi esistono applicazioni concrete per tutti gli utilizzi indicati precedentemente, sviluppati in maggior parte da startup”.

Quali criticità e ostacoli sono stati individuati nel settore Logistica e Trasporti? Sono attinenti il solo mercato italiano o riguardano il settore in generale?

“In generale, l’ostacolo principale riguarda la disponibilità di dati standardizzati e completi che possano alimentare gli algoritmi di intelligenza artificiale; nello specifico è necessario avere un data lake unico e, per averlo, è importante mettere in comunicazione i diversi sistemi gestionali presenti in azienda. Questo requisito è fondamentale per sfruttare al meglio la tecnologia.

I grandi player stanno già utilizzando qualche applicazione dell’AI, soprattutto nella fase di planning, perché tendono a mettere in atto una strategia di digitalizzazione dei processi, fondamentale per la disponibilità di dati. Gli attori meno strutturati che lavorano ancora prevalentemente con documenti di trasporto cartacei ed excel, senza l’utilizzo di software gestionali, sono ancora lontani da questa realtà. La considerazione non è limitata al mercato italiano, ma rappresenta uno degli scogli principali all’utilizzo di questa tecnologia in qualsiasi ambito”.

Esistono realtà virtuose in Italia che stanno portando avanti progetti innovativi e pilota e, al contrario, imprese o società che hanno manifestato diffidenza in merito? Se sì, per quali motivi?

“Dal censimento delle startup (a livello internazionale) effettuato l’anno scorso nella Ricerca 2023, è emerso che diverse realtà stanno sfruttando questa tecnologia per applicazioni in ambito logistica. Fra queste, Load Better, una startup americana che ha creato una AI-based transport platform per favorire l’incrocio rapido ed efficace fra i richiedenti servizi di trasporto e i vettori, al fine di ottenere la capacità per il trasporto spot necessaria, così come per stipulare contratti specifici con vettori.

Anche CloudTrucks ha sviluppato un AI-software solution in grado di aiutare i camionisti a ottimizzare le proprie attività, accedere a carichi più remunerativi e migliorare la situazione finanziaria. A livello italiano sono molte le startup e le aziende attive in questo settore, come ad esempio iGenius. Ha sviluppato quella che può essere considerata la prima Intelligenza artificiale generativa in Italia, ma anche ClearBox AI lavora oggi nell’ambito della realizzazione di dati sintetici per addestrare l’AI. Sul piano delle applicazioni in ambito logistica e trasporto, Cargoful propone invece soluzioni software di vario genere (pianificazione trasporti, ottimizzazione rotte…) combinando tecnologie di AI, Machine Learning e Operations Research; oppure eLogy, fra i numerosi servizi, offre un servizio di consegna al cliente finale basato su un algoritmo di AI che seleziona il migliore corriere a cui affidare la spedizione in maniera dinamica.

Inoltre, tutte le principali software house e i principali fornitori di soluzioni tecnologiche per l’intralogistica (con riferimento specifico ai WCS, i sistemi di controllo del magazzino) si stanno muovendo verso la stessa direzione, iniziando ad acquisire competenze e a includere algoritmi di intelligenza artificiale nei software proposti. Non possiamo parlare di aziende apertamente contrarie, ma sicuramente si percepisce una certa diffidenza collettiva verso questa tecnologia, soprattutto da parte dei blue collars che temono per il proprio posto di lavoro. Non a caso, vivo è il dibattito sulla necessità di regolamentazioni e legislazioni in modo da assicurare un utilizzo etico delle nuove forme di tecnologia”.

Sin dove potrà spingersi lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale in futuro e quali trasformazioni dovremo attenderci nel settore?

“Sicuramente le possibilità di sviluppo per questa tecnologia sono numerose e toccano molteplici ambiti: dalle tecnologie di intralogistica alla pianificazione o all’assistenza durante la guida per gli autisti. A nostro avviso il settore non subirà mutamenti colossali, ma l’AI fornirà un supporto ai decision-maker e permetterà di far svolgere maggiori attività a valore aggiunto ai blue collars”.

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