Bruxelles contesta il mancato recepimento della direttiva Eurovignette. Roma prepara un nuovo sistema di pedaggi ecologici per bus e mezzi pesanti.
La Commissione europea ha avviato un procedimento formale contro l’Italia per non aver recepito entro i termini previsti la direttiva 2022/362, nota come Eurovignette, che introduce l’obbligo di applicare pedaggi ecologici ai veicoli pesanti sulle principali infrastrutture stradali. Il termine era fissato al 25 marzo 2024. A fronte del ritardo, e dopo aver inviato una lettera di messa in mora e un parere motivato, Bruxelles ha deciso di deferire Roma alla Corte di giustizia dell’Unione Europea, con richiesta di sanzioni pecuniarie. Il cuore della contestazione riguarda la mancata attuazione di un principio chiave della direttiva: il costo del pedaggio deve riflettere non solo l’usura dell’infrastruttura ma anche l’impatto ambientale del mezzo.
Direttiva europea e criteri ambientali: cosa cambia per i veicoli pesanti
La normativa comunitaria punta a una tariffazione stradale differenziata in base alle prestazioni ambientali dei mezzi oltre le 3,5 tonnellate, introducendo elementi come le emissioni di CO₂ e l’inquinamento atmosferico tra i parametri di calcolo. L’obiettivo è duplice: incentivare la transizione verso veicoli a basse emissioni e garantire una concorrenza equa tra operatori del trasporto su gomma. In questo contesto, i pedaggi ecologici diventano uno strumento strategico di politica ambientale. L’Italia, pur avendo predisposto un decreto legislativo in materia, non ha ancora completato l’iter di approvazione: il testo, elaborato dal Ministero delle Infrastrutture insieme al Dipartimento per gli Affari europei, è stato inserito all’ordine del giorno di un pre-Consiglio dei ministri ma non è mai arrivato in discussione formale. Intanto, l’Europa accelera e attende risposte.
Verso un nuovo modello tariffario nazionale
Il decreto in fase di definizione punta a riformare il sistema vigente (Dlgs 7/2010), integrandolo con le disposizioni della legge annuale sulla concorrenza e con il PNRR. Il modello prevede un sistema tariffario unico, in cui i pedaggi ecologici varieranno in base a tre elementi: l’onere per l’uso dell’infrastruttura, i costi per la copertura degli investimenti pubblici e quelli legati all’impatto ambientale, escluso il rumore e la congestione stradale. La determinazione dei valori di riferimento sarà affidata all’Autorità di regolazione dei trasporti. Tra le novità, la riduzione del 50% della componente ambientale rispetto ai limiti europei, per evitare una duplicazione della tassazione sulle emissioni. In attesa dell’approvazione definitiva, l’Italia rischia non solo sanzioni, ma anche di rallentare il percorso verso un sistema di mobilità stradale più sostenibile.