Tra le curve del numero “tre” ci piace individuare il filo conduttore di questa storia e il simbolo di un sistema capace di schiudere a beneficio di più soggetti una dinamica virtuosa, dove la relazione a due è inevitabilmente esclusiva. Sono tre infatti i protagonisti a cui daremo voce nelle prossime righe: Antonio Simeoli, titolare di Serapide Trans, azienda che negli ultimi vent’anni ha visto il volume del suo business aumentare esponenzialmente grazie all’esperienza, alle competenze e alle relazioni costruite negli anni dal suo timoniere. Ad ascoltare un eloquio scaldato da quel calore campano che può essere irresistibile, e ad intervenire con il loro contributo, ci sono Mario Gucciardo, responsabile vendite autocarro Kumho Tire, e Vincenzo Conte, titolare di Conte Gomme, rivenditore che, per chi è del settore, ha bisogno di poche presentazioni, qui responsabile del montaggio e dell’assistenza di un parco gomme, quello di Serapide, al 100 per cento firmato Kumho Tire. Per spiegare come Antonio sia arrivato a questa scelta monomarca partiamo da lontano, interessati a capire il background di un imprenditore che è stato capace nel tempo di diversificare il business e di indirizzarlo sulla base delle risposte trovate alle tante domande che ha avuto l’intuizione di porsi.
“Quest’anno celebriamo un compleanno importante, il nostro 70imo anniversario – inizia a raccontarci l’imprenditore -, l’azienda infatti è nata a Pozzuoli nel 1955 come ditta individuale Trasporti Giorgio Simeoli, mio padre, per svolgere attività locali: falegnameria, idraulica, consegne di mobili, piccoli trasporti. Un momento che ricordiamo e che celebriamo quotidianamente è sicuramente l’arrivo in famiglia nel 1966 del nostro Leoncino, che recentemente abbiamo ristrutturato e posizionato in un container adibito a uso teca: nei suoi confronti nutro un profondo affetto, è come se fosse il mio fratello maggiore”. Negli anni Settanta il parco mezzi cresce e arriva una motrice FIAT 690 N4; l’azienda aderisce al CAP di Pozzuoli, Consorzio Trasportatori Portuali, con Giorgio impegnato a trasportare legname in arrivo dalla Russia tra il porto e Napoli, dove operavano allora molti grossisti. “Credo di avere amato i camion – riprende Antonio -, fin dalla nascita, anche se quando poi arrivò il mio momento papà cercò di dissuadermi dal ripercorrere le sue orme. Rientrato da Ghedi, dove avevo svolto il servizio militare, gli annunciai però: ‘O vengo con te sul camion, oppure cerco lavoro altrove, ma sicuramente come autista’. Si convinse e iniziò a portarmi con lui: allora avevamo un autotreno che lavorava prevalentemente per il porto e il Leoncino con cui ci occupavamo di traslochi. A 24 anni mi sposai e mio padre disse finalmente: ‘Ti affido il Leoncino e l’attività che riuscirai a portare avanti con questo veicolo’”.



Il business della famiglia Simeoli piano piano cresce e nel 1999 l’azienda inizia a lavorare per il gruppo Ferrovie dello Stato. “Eravamo i referenti in Campania di quella che oggi si chiama Officina Trenitalia di Santa Maria la Bruna, e ci occupavamo dello spostamento delle ruote del treno, ‘le sale montate’”. Il lavoro e le tratte in breve tempo aumentano e l’azienda arriva a mettere su strada nel giro di pochi anni 7-8 camion. “Questa attività durò una decina di anni per poi scemare quando, con l’arrivo dell’alta velocità, vennero tolti dalle rotaie molti treni tradizionali, uno su tutti, il famoso Pendolino. Nel frattempo però nel 2009 eravamo arrivati a Maddaloni, dove oggi abbiamo la nostra sede principale, per svolgere attività di recupero e distribuzione di merce in arrivo da Bologna via treno per conto del Gruppo oggi chiamato FS Logistix: scaricavamo nel nostro magazzino raccordato con le ferrovie per poi andare in distribuzione. Iniziammo così ad eseguire commesse per diverse aziende ancora oggi nostre clienti, tra cui Marcegaglia, Thyssenkrupp, DB Cargo – di cui in Campania oggi siamo il railport -, SBB, le ferrovie austriache”.
Oggi la Serapide Trans ha una flotta di circa 80 mezzi a motore e 150 semirimorchi, oltre a 300 unità mobili di vario tipo: casse mobili, centinate, furgonate. “Oltre a Maddaloni – prosegue l’imprenditore – dove da tre anni abbiamo nello scalo FS 100mila mq di aree, gestiamo uno scalo a Catania e uno a Lodi. A partire dall’incontro con Ferrovie dello Stato abbiamo incrementato l’attività di trasporto intermodale, nonostante le attuali difficoltà causate dai lavori di ammodernamento delle rete: è una soluzione nella quale crediamo fermamente. Per alcuni clienti è fondamentale muovere grandi quantità di merce in tempi ristretti, così come è decisiva la riduzione del costo del trasporto e il tema della sostenibilità. Sono tutti motivi per i quali nei prossimi anni spingeremo ancora di più sul trasporto combinato, e proseguiremo con altri progetti, come quello di una nuova linea sempre con FS Logistix”.



“L’incremento dell’intermodalità ci permetterà anche di far fronte con più respiro alla problematica della carenza di autisti e alla mancanza di professionalità degli stessi che talvolta riscontriamo: trasportare merci su strada è rischioso e richiede una formazione, anche in tema di tecniche di fissaggio del carico, che molti autisti sono restii ad intraprendere. Noi finora non abbiamo avuto criticità, ma qualcosa sta cambiando, soprattutto al Nord. Se a Maddaloni impieghiamo tutti autisti campani, e sono tutti siciliani i magazzinieri e gli autisti che lavorano a Catania sul collegamento bisettimanale in arrivo da Maddaloni, da un paio di mesi abbiamo qualche difficoltà sul nostro scalo ferroviario di Lodi, dove tutte le settimane arriva da Taranto un treno completo adibito al trasporto di materiali di recupero di Adl, l’ex Ilva. L’intermodalità, lo ripeto, per noi è fondamentale: se volessimo passare al tutto gomma dovremmo avere almeno il 50 per cento di veicoli in più”.
“Sarebbero più felici i vostri fornitori di pneumatici” scherziamo con l’imprenditore. “Questo è l’equilibrio sano per la nostra attività – risponde Simeoli – dove ormai tutto va pensato, bilanciato, contato e deciso. Ed è esattamente il paradigma che abbiamo seguito sul tema gomme. Abbiamo montato Kumho dopo aver eseguito diverse valutazioni: il costo a consumo, per la nostra azienda, non è ottimale, in quanto non abbiamo percorrenze lunghissime. I nostri veicoli macinano in media 65/70 mila chilometri all’anno e se calcoliamo la spesa per le gomme dei dodici mesi e la dividiamo per i chilometri percorsi nel periodo, otteniamo un valore più contenuto di quello proposto dalla migliore offerta ricevuta. Kumho invece ci garantisce un rapporto qualità/prezzo in grado di soddisfare le nostre esigenze. E la gestione di Conte Gomme fa la differenza, tanto in termini di manutenzione che di assistenza su strada. In qualsiasi punto d’Italia ci troviamo con i nostri mezzi, Vincenzo Conte e il suo team sono in grado di risolvere il problema, che sia Sicilia, Lombardia o Trentino. Inoltre abbiamo un accordo per il monitoraggio dei veicoli per far sì che siano sempre sotto controllo: la gomma ha una vita più lunga se viene ben gestita, ma non è un risultato banale da ottenere”.
“A distanza di tre anni – interviene Vincenzo Conte – siamo felici di aver sposato il progetto Kumho Tire, e le parole di Antonio confermano la validità del prodotto che montiamo e assistiamo. Il rapporto con lui e la Serapide Trans è giovane, ma in un annetto siamo riusciti a stringere una collaborazione importante, seguendoli a 360° con un costo forfettario, dalla fornitura alla manutenzione. E già oggi, protagonisti di una manutenzione assidua e costante, i pneumatici di Serapide vedono la loro vita allungarsi. Ovunque si trovino i veicoli: in Sicilia e su Lodi operiamo con la collaborazione di alcuni rivenditori locali che intervengono presso la sede del cliente evitando dispendiose movimentazioni dei veicoli per i check e le manutenzioni”. “Questa è la chiara dimostrazione – commenta Mario Gucciardo di Kumho Tire – della bontà della nostra strategia per il territorio italiano che ci vede operare in modo sinergico a fianco dei rivenditori per dare una risposta rapida al cliente. Siamo vicini al rivenditore, ma insieme a lui camminiamo a fianco dell’azienda per intercettarne bisogni e risolvere difficoltà. E far testare i nuovi prodotti, come la serie 31 che sta uscendo sul mercato e che sta già avendo riscontri importanti in termini di performance. È il nostro compito, lavorare sul prodotto per offrire la migliore tecnologia e trasferirla al cliente con il prezioso supporto del rivenditore”.

“Gestire uno pneumatico è molto complesso – ammette Antonio -, e quindi trovare soluzioni a supporto è per noi essenziale, perché la gestione dei mezzi è forse la sfida più grande che abbiamo di fronte ogni giorno, e sarebbe complicato per noi scadenzare i controlli in officina con regolarità. Ma questo è un tema generale: siamo un’azienda familiare e se fin qui abbiamo gestito sempre in prima persona molte attività, oggi la pianificazione e l’ottimizzazione sono diventate necessarie. Da alcuni mesi alla fine della settimana programmiamo il lavoro di quella successiva, in modo che gli autisti possano conoscere i loro impegni. Serve però l’elemento umano: non basta dotarsi di un gestionale, la tecnologia deve essere intanto utilizzata e poi sovrintesa. Oggi il mio lavoro è soprattutto quello di studiare come poterlo ottimizzare, e in questo sono aiutato dai miei figli: il primo, Giorgio, oltre a supportarmi sulla parte commerciale, si occupa proprio degli strumenti digitali, controllando che la software house ci fornisca sempre il miglior vestito sartoriale da indossare. Marcella, mia figlia, segue invece l’amministrazione, anche qui, facendo parlare il TMS in tutte le lingue del mondo. Ho un terzo figlio, Daniele, ha 20 anni, e gestisce il ristorante che abbiamo recentemente aperto a Pozzuoli: ha un vero talento per la ristorazione e per l’accoglienza (chissà da chi avrà preso? n.d.r.). E poi c’è mia moglie Caterina: non è attiva in azienda, però gran parte di questo nostro successo, piccolo e modesto, è da attribuire sicuramente a lei. Che negli anni non mi ha mai fatto pesare la mancanza da casa e che spesso ha avuto più fiducia in me di quanta fossi disposto io stesso a riconoscermi”.
Solide comunità che fanno da terreno fertile per un business profittevole: quelle create con i fornitori, con i clienti, con la famiglia. Manca qualcuno all’appello? “Sì – risponde Antonio – manca ASTRE: siamo soci dal 2017 e devo dire che, al di là delle occasioni di nuovi affari, apprezzo in ogni istante le persone e la vita sociale che conduciamo, impegnativa ed appagante. Tra gli associati esiste un alto livello di mutualismo ed è una forza non da poco perché spesso riusciamo a risolvere problematiche comuni di fronte alle quali singolarmente saremmo inermi. Al di là delle economie di scala che realizziamo, ad esempio sul fronte degli acquisti, si creano sinergie dal valore incalcolabile. Aggregarsi è importantissimo e credo che ciò che abbiamo vissuto come famiglia e come azienda lo dimostri bene: senza l’apporto di tutte le persone che sono state citate nella nostra chiacchierata nulla sarebbe successo. Ma ce ne sono molte altre che non ho nominato e delle quali vi parlerò volentieri – chiude Antonio per non smentirsi – quando ci verrete a trovare: la mia famiglia ed io saremo felici di condividere la tavola insieme a chi ha voluto raccogliere e scrivere questa nostra storia”.


