Msc si sfila da Moby per evitare sanzioni Antitrust: dismissione del 49% entro il 2025

17 Luglio 2025
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Antitrust e concorrenza al centro della manovra: il gruppo Msc abbandona Moby e rinuncia al pegno, Gnv e la stessa Moby offriranno ristori ai consumatori

Antitrust e concorrenza guidano l’ultima decisione del gruppo Msc, che ha annunciato il ritiro completo dalla compagnia di navigazione Moby. La holding guidata da Gianluigi Aponte venderà entro il 2025 il 49% detenuto nella società controllata da Onorato Armatori, rinunciando anche al diritto di pegno sul restante 51%. L’accordo prevede inoltre la restituzione del debito residuo legato al prestito da 243 milioni concesso nel 2023. L’operazione mira a scongiurare sanzioni legate all’istruttoria Antitrust, avviata lo scorso novembre, per presunti effetti restrittivi sul mercato del trasporto marittimo di merci e passeggeri, in particolare sulle rotte tra Civitavecchia, Genova, Olbia, Porto Torres e Napoli-Palermo.

Concorrenza marittima sotto osservazione

Il nodo centrale è il legame tra Moby e Gnv – entrambe riconducibili a Msc – e il possibile impatto sulla concorrenza marittima. La cessione della quota, la rinuncia al pegno e la vendita o l’annullamento del credito rappresentano il fulcro degli impegni che il gruppo ha sottoposto all’AGCM. Anche Gnv e Moby si sono attivate: entrambe offriranno ristori economici ai passeggeri che hanno viaggiato sulle tratte sotto indagine. In parallelo, Moby si impegna a definire un piano di dismissioni per sanare il debito residuo con Msc. L’Autorità ha fissato il 16 agosto come termine per ricevere eventuali osservazioni da altri operatori – si attende con interesse la posizione di Grimaldi – e il 15 settembre per le eventuali controdeduzioni delle parti coinvolte.

Un epilogo per una lunga vicenda industriale

La manovra di Msc, apparentemente un dietrofront, chiude un ciclo iniziato con il salvataggio finanziario di Moby e proseguito con la cessione di asset e divisioni operative. Senza rivendicare il rimborso dei 150 milioni versati per l’ingresso nel capitale, il gruppo marittimo sembra voler archiviare ogni coinvolgimento nella governance della compagnia. L’Antitrust, intanto, valuta se tali misure siano sufficienti per chiudere il procedimento senza sanzioni. In gioco c’è l’equilibrio concorrenziale di un settore – quello del trasporto marittimo – strategico per i collegamenti nazionali e il traffico merci, soprattutto verso le isole. Un equilibrio che, almeno nelle intenzioni delle autorità, va garantito con chiarezza e trasparenza.

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