Intervista a Cristina e Mary Chirco, titolari dell’Officina Chirco di Marsala
Sono da scegliere con attenzione le parole quando si parla (o si scrive, è lo stesso) di donne che hanno successo in un ambiente di lavoro prettamente maschile – come quello di cui narriamo in questo articolo entrando nel mondo delle officine – soprattutto se si vuole porre l’accento sulla bravura sì, ma ci si senta anche un po’ in vena di politically scorrect e si stenti a trattenere tra i denti (o tra i tasti del computer) la considerazione che un sorriso femminile tante volte convince meglio della ruvida spiegazione di un uomo. Ma ecco che già ci sembra di usare un tono sessista: com’è difficile camminare in questo perimetro! Allora torniamo ad una sicura neutralità affermando, mentre asciughiamo le goccioline di sudore sulla fronte, che se a spiegare l’importanza del tachigrafo c’è una persona, non importa il genere, che sa trattare gli altri, allora questo strumento ha di certo vita più facile.
Perché eravamo preparati, prima di iniziare a chiacchierare con Cristina e Mary Chirco, titolari, insieme a papà Carlo e a mamma Giovanna, dell’Officina Chirco di Marsala, in provincia di Trapani, a raccogliere le usuali considerazioni sulla ritrosia, da parte delle aziende impegnate nei trasporti internazionali, nel rispettare le scadenze che in questi anni stanno ridisegnando la normativa europea in tema di tachigrafo, che prevedeva per il 31 dicembre scorso l’obbligatorio retrofit al digitale di seconda generazione per tutti i veicoli immatricolati prima del 15 giugno 2019, con il termine al prossimo 18 agosto per quelli usciti dalla concessionaria successivamente. E invece no, dalla Sicilia spira un vento di soddisfazione. Che non proviene da sud-est come il più famoso Scirocco, ma dal grande impegno profuso prima dal fondatore dell’azienda, che è stato capace di creare con il lavoro di una vita un punto di riferimento sul campo, e poi dalle figlie, che quando hanno avvertito il richiamo dell’officina hanno studiato, si sono formate, e oggi spiegano ai professionisti del volante la strada più sicura per svolgere la loro attività in modo efficiente.
“Papà ha sempre avuto la passione – inizia a raccontarci Mary, classe 1990 – per i motori, smontarli e rimontarli, e fin da ragazzino ha lavorato come meccanico. Finché negli anni Ottanta non ha avuto la possibilità di acquistare un lotto di terreno che ancora oggi ospita la sede della nostra officina: ci occupiamo prevalentemente di riparazione di veicoli pesanti – autobus compresi – e leggeri. Negli anni Novanta abbiamo acquisito il mandato IVECO come officina autorizzata e da lì siamo sempre cresciuti. Inizialmente l’impronta era esclusivamente familiare, c’erano nostro padre e nostra madre, ma negli anni successivi abbiamo cominciato ad assumere personale per affrontare la crescente domanda di mercato”.
“Papà non ha mai fatto un passo indietro e ha sempre reinvestito gli utili in azienda – interviene Cristina, classe 1984, la sorella maggiore -, avendo come obiettivo quello di proporre ai clienti un centro all’avanguardia. Osservando e respirando il suo impegno, nel 2003, subito dopo il diploma, ho deciso di mettermi in gioco e di entrare in società con lui e mia madre. Nel 2005 eravamo pronti per l’innovazione del tachigrafo digitale: ho seguito il corso di formazione a Milano, tra le prime donne in Italia a frequentarlo e a completarlo. Non è stato facile, e non solo perché banalmente i compagni di corso erano tutti uomini, anche se per la verità sono stati bravi a farmi sentire a mio agio e non hanno mai perso occasione per dirsi fieri di avere una donna nel loro mondo. Era anche il fatto che provenivo da un ambiente scolastico e quella era per me, per quanto l’avessi vissuta attraverso i miei genitori, una realtà ben diversa. Mio padre però mi ha sempre spronato e insieme abbiamo raggiunto l’obiettivo”.
Mary entra invece definitivamente in azienda un anno e mezzo fa. “Mi sono diplomata nel 2009, ho lavorato un paio di anni in officina, poi mi sono sposata e sono andata a vivere in Calabria: dopo 12 anni con la mia famiglia siamo ritornati qui, nella nostra amata terra, e da un annetto sono di nuovo in officina a dare il mio supporto. Da un certo punto di vista è come aver cura di quel filo che ci lega ai momenti in cui, piene di curiosità, andavamo sotto ai mezzi con nostro padre per capire cosa ci fosse sotto”. Oggi per l’Officina Chirco lavorano 13 persone: oltre a Carlo e alle figlie, tutti tecnici del tachigrafo, ci sono un magazziniere, tecnici qualificati ed elettrauto.
“La collaborazione con VDO – riprende Cristina Chirco – nasce nei primi anni del 2000, con l’introduzione del tachigrafo digitale. Abbiamo scelto VDO in quanto brand leader del settore e siamo stati una delle prime officine nella provincia di Trapani a ricevere lo status di centro tecnico autorizzato. Da lì abbiamo vissuto tutto il percorso scandito dalle evoluzioni di prodotto e normative che sono state introdotte negli anni. Siamo partiti da un tachigrafo ‘1.0’, chiamiamolo così, e siamo arrivati al 4.1: negli anni i cambiamenti sono stati numerosi: abbiamo dovuto lavorare sodo per affrontarli e accompagnare le aziende di trasporto nei diversi passaggi. Se vogliamo circoscrivere il discorso alla scadenza del 2024 abbiamo avuto un ottimo riscontro: forse merito del fatto che non abbiamo mai lasciato soli i nostri clienti, li abbiamo sempre informati e tenuti ingaggiati dall’uscita della normativa fino alla deadline”.


Quindi, chiediamo quasi increduli, gli autotrasportatori si sono mossi per tempo, sono venuti ad eseguire il retrofit quando era il momento giusto, non hanno aspettato dicembre per poi accalcarsi alle porte della vostra officina? “No – ci rispondono le imprenditrici – avevamo già tutto programmato: esiste un’agenda con le scadenze per i diversi clienti, e nei confronti delle aziende impegnate sull’internazionale abbiamo dovuto solo fare una telefonata per annunciare loro che invece della solita taratura avremmo sostituito il tachigrafo. Semplice”. Evidentemente le aziende di trasporto della provincia di Trapani sono piuttosto virtuose e consapevoli dell’importanza del dispositivo, per tutto ciò che comporta il suo corretto utilizzo in termini di sicurezza e contenimento costi attraverso una gestione efficiente della flotta. In realtà non è solo autoconsapevolezza.
“Noi cerchiamo da sempre – riprende Mary – di far capire al cliente che il tachigrafo non nasce come uno strumento per misurare la velocità, ma come un dispositivo di sicurezza, e maggiore è la sicurezza dell’autista – che si ottiene anche con il rispetto delle ore di guida e di riposo – più ampio è il beneficio che torna indietro all’azienda. Riteniamo centrale la formazione dei professionisti rispetto alle nuove tecnologie e per questo abbiamo organizzato insieme a VDO Academy un ciclo di corsi per conducenti sul corretto utilizzo del tachigrafo: siamo stati il primo centro tecnico nella provincia di Trapani a realizzare questa iniziativa e stiamo ottenendo ottimi risultati, avendo coinvolto fin qui circa 100 autisti”.
“All’inizio, quando ci è venuta l’idea – interviene Cristina – eravamo un po’ scettici, pensando ai nostri clienti, per nulla timidi quando si tratta di vantarsi di avere tutte le conoscenze anche quando così non è. E invece appena abbiamo pubblicizzato il corso abbiamo avuto il sold out di iscritti: non ce l’aspettavamo, e neppure il loro feedback entusiasta a fine lezioni, quando ci hanno confessato di aver imparato nuove, preziose informazioni”. “Non è stato un percorso lineare quello che ci ha portato qui, a questo piccolo grande successo – ricorda ancora Cristina -: oggi gli autisti rispondono bene perché ci conoscono e si sentono più sicuri nell’affrontare con la nostra consulenza le novità. Ma all’inizio, specialmente nei confronti miei e di Mary, erano sospettosi, ci apostrofavano con frasi quali: ‘chi sei, cosa stai toccando sul mio veicolo’. Poi vedevano che le competenze non mancavano, che il risultato era lo stesso e che cambiava solo il genere. Alla fine si sono dovuti arrendere”.

Quindi – ritorniamo sul discorso sentendoci un po’ paranoici – non siete minimamente preoccupate rispetto alle prossime scadenze? “No” rispondono all’unisono le Chirco. Neanche per quella del prossimo anno, quando nel discorso tachigrafo verranno coinvolti anche i veicoli leggeri? “Insomma – ecco che finalmente cedono al dubbio – sarà una bella rivoluzione, perché andremo a rivolgerci anche alle patenti B, e comunque a persone e aziende che finora non hanno mai avuto a che fare con questo strumento. Ma siamo fiduciose, – ritorna l’ottimismo – anche se non abbiamo ancora un numero di quanti potranno essere i veicoli coinvolti e quindi non riusciamo a quantificare il lavoro che ci attende. Ma nella nostra posizione geografica, con Malta alle nostre spalle verso cui esiste un florido commercio, proprio trasportato da veicoli leggeri, di prodotti ittici, o comunque in generale siciliani, prevediamo che l’impegno sarà importante. Questo tuttavia non ci scoraggia: abbiamo ancora un annetto e siamo pronti ad iniziare un percorso di dialogo con i clienti da concludere con la copertura della flotta. Con cautela – scherzano -, senza spaventarli prima del tempo, altrimenti scappano e non li vediamo più”.
È tempo di congedarci, ma solo dopo un’ultima domanda: siete solari, capaci e determinate, qual è il segreto della vostra forza? “Senza dubbio papà – risponde Cristina Chirco – è vero, lui non c’è mai stato, a casa intendo, non c’erano feste, recite o saggi di ballo che tenessero. Ma sapevamo dov’era, era in officina a lavorare per la nostra famiglia. Ci ha insegnato il valore del sacrificio, in positivo e in negativo: io oggi so di non voler mettere la mia famiglia al secondo posto, in nessun caso. Ma sono tempi diversi: la tecnologia oggi programma e semplifica il nostro lavoro e ci permette di vivere. Papà è ancora la nostra guida, le sue idee sono per noi preziose e siamo sempre pronte a svilupparle, dando anche il nostro contributo, specialmente approfondendo lo studio delle nuove soluzioni. È vero, è stato un padre assente però ora ce l’abbiamo in pugno e non può più scappare”.