È culminata con la quotazione in borsa dello scorso 18 settembre la procedura di spin-off del comparto automotive operata da Continental che ha portato alla nascita della holding Aumovio. Il cambiamento si declina anche in Italia con la denominazione legale che passa da Continental Automotive Trading Italia a Aumovio Trading Italy; a capo del business dei servizi al veicolo industriale c’è Lorenzo Ottolina, in azienda dal 2003 e oggi chiamato a continuare ad occuparsi del mondo del tachigrafo e della gestione dei dati per le flotte aziendali. A lui chiediamo cosa ci sarà di diverso nelle strategie e nei target della società in conseguenza della nuova organizzazione.
Lorenzo Ottolina, in quali circostanze e per soddisfare quali esigenze è stato realizzato lo spin-off che ha portato alla nascita di Aumovio?
Lo spin-off nasce per rispondere con la nuova realtà in modo più veloce ed efficace al cambiamento in atto nel mercato automotive, soprattutto europeo. Facciamo subito un riferimento alla transizione energetica: se il veicolo elettrico in Europa, ma anche negli Stati Uniti, non sta partendo come ci si aspettava, la Cina con il suo prodotto copre ormai la metà del mercato mondiale, praticando una politica prezzi molto aggressiva. Era necessario per noi trasformarci e diventare più agili per tenere testa al cambiamento e guardare ai mercati emergenti. Se ci pensate, non è un caso che il nostro board abbia presentato il nuovo brand proprio ad Auto Shanghai. Un altro aspetto dietro lo spin-off è l’accelerazione dell’innovazione tecnologica che accompagna i prodotti: i veicoli, nati come semplice assemblaggio di parti meccaniche, sono ormai sempre più software driven, e noi abbiamo la necessità anche qui di essere sempre più competitivi su scala globale. Prima eravamo un colosso da 200mila dipendenti che riuniva diversi business, quello automotive, quello degli pneumatici e quello dei prodotti tecnici in gomma. Ad un certo punto si è reso necessario che ogni settore avesse il focus solo e soltanto sulla propria attività. Oggi Aumovio è un’azienda innegabilmente più snella, con circa 86.000 dipendenti suddivisi su 100 location in tutto il mondo. E intanto il mercato ha reagito bene all’operazione: se in termini azionari per l’assegnazione delle quote è stato utilizzato un rapporto 2 a 1, quindi chi era titolare di due azioni Continental ha ricevuto un’azione Aumovio, all’apertura della Borsa di Francoforte del 18 settembre, giorno della quotazione, la somma del valore dei due titoli era già maggiore del titolo di partenza.

Come sarà strutturata l’azienda in Italia?
Innanzitutto, è stata portata a termine un’ottimizzazione delle legal entity presenti nel nostro Paese, che prima dello spin-off erano tre: una a Savona, a Cairo Montenotte per l’esattezza, specializzata nei freni a tamburo, una Torino, il presidio dei nostri key account manager, e poi la sede di Cinisello Balsamo focalizzata sul settore aftermarket. La struttura ligure è stata ceduta a Mutares, gruppo tedesco di investimento che ha rilevato il business dei freni a tamburo, e oggi rimangono pertanto due presidi: Aumovio Italy SPA a Torino che segue, sotto la guida dell’AD Antonio Martalò, il mondo OE, mentre Aumovio Trading SRL di Cinisello continua ad occuparsi di aftermarket, con Graziella Guida nel ruolo di amministratore delegato. I dipendenti tra le due strutture sono un centinaio.
Quali sono le prospettive e gli obiettivi di Aumovio, con particolare riferimento al mercato italiano?
Vi riporto volentieri i mantra del nostro CEO Philipp von Hirschheydt. Aumentare la flessibilità aziendale per reagire più rapidamente alle richieste del mercato, e quindi essere operativamente indipendenti per prendere decisioni in tempi più brevi. Concentrarsi sulla crescita aziendale e sulla creazione del valore: il mondo dello pneumatico è legato a un prodotto consumabile, in quello automotive la necessità è di accompagnare l’intera vita di un veicolo. E infine torno a citare il discorso finanziario: prima dello spin-off, il mondo Continental era un ecosistema che spaziava dallo pneumatico alla cinghia in gomma fino alla centralina, ed era difficile per un investitore capire dove e come collocare i suoi interessi. Adesso invece è tutto più chiaro, e questo pensiamo possa attrarre anche capitali dal mercato asiatico, dove puntiamo a sviluppare una parte importante del nostro business.
Immaginiamo che il progetto preveda mega trend da applicare su scala globale, tenendo però conto delle specificità dei diversi mercati locali…
Assolutamente sì. L’approccio dell’azienda su scala globale guarda oggi e continuerà a guardare nei prossimi anni al tema della guida autonoma, che peraltro dà il nome ad una delle nostre quattro business area, all’interno della quale parliamo non solo di sistemi ADAS ma anche di sviluppi futuri, a cominciare dai dispositivi di frenatura elettrica, che ben si sposano, com’è intuibile, con il tema del veicolo a batteria. All’interno di questa divisione siamo focalizzati sullo sviluppo di tutto ciò che è software legato al veicolo, ricomprendendo anche il brand VDO: il tachigrafo è sì un oggetto, ma soprattutto ormai una commodity, dove a fare la differenza è la competitività che un’azienda può costruire intorno alla gestione dei dati. Le imprese di trasporto e logistica stanno aderendo a paradigmi sempre più orientati alla connettività e questo cambiamento è sicuramente uno dei motivi da leggere tra le righe dell’operazione che ci vede oggi camminare con le nostre gambe: c’è molta più attenzione da parte delle aziende alla gestione del dato, e come Aumovio saremo ancora più efficaci nell’accompagnare la trasformazione del numero in direttive che possano far crescere ed efficientare il business. Abbiamo poi il ramo della user experience, che si occupa di tutto ciò che è interfaccia utente e connettività del veicolo verso il cloud, con il driver del truck sempre più alla ricerca di soluzioni che possano migliorare la sua esperienza di utilizzo dei diversi strumenti. E infine abbiamo il settore più convenzionale, quello dell’elettronica e dell’architettura del veicolo, con le componenti e le centraline elettroniche “classiche” che continuano ad esistere. Per quanto riguarda il mercato Italia, la parte aftermarket continuerà ad avvantaggiarsi dei prodotti del brand ATE per i sistemi frenanti e VDO per il tachigrafo e i software di gestione flotta, entrambi marchi di proprietà Aumovio.
Lorenzo Ottolina, il mondo del trasporto la appassiona?
Sì decisamente, peraltro conoscendolo a fondo ho scoperto che è un mondo completamente diverso da quello che l’utente “profano” della strada può immaginare. È di una complessità che sfugge a chi non è un addetto ai lavori e questo è un peccato: gli autisti troppo spesso sono ancora percepiti come i “villani” della strada, i responsabili degli incidenti, ma vivendo questa realtà dall’interno si capisce che non è così, e soprattutto che la quantità di informazioni e di competenze richieste ad ai driver truck oggi ha pochi uguali in altre professioni, e che pertanto la considerazione nei loro confronti dovrebbe cambiare.
In “Aumovio” risuonano le parole Automotive, Mobility, Vision, Innovation
Lorenzo Ottolina – La bio
Classe 1970, nato a Milano, in azienda dal 2003, oggi Lorenzo Ottolina in Aumovio gestisce un business che in Italia fattura 24 milioni di euro annui. Laureato in ingegneria aerospaziale, il manager è partito da un’esperienza nel mondo assicurativo per poi entrare in un’azienda impegnata sia sul business dell’aerospazio che su quello dei servizi alle flotte “ai quali mi sono appassionato preferendoli di gran lunga ai mini satelliti”. “Sono felice di essere presente nel giorno zero di Aumovio, è una sfida importante che ci vede protagonisti nello scenario di un mondo in grande cambiamento”. Quando non lavora, essendo sposato e papà di tre figli e “di un cane”, Lorenzo dedica il suo tempo alla famiglia, scappando appena possibile in montagna per rigenerarsi con lunghe passeggiate.


