Il presidente Paolo Uggè: dopo il Frejus, ora anche il Bianco. A rischio la tenuta del sistema logistico nazionale
Con la sospensione della circolazione al traforo del Monte Bianco – che segue da vicino la lunga chiusura del Frejus – torna ad accendersi il dibattito sul Protocollo delle Alpi, accordo internazionale che disciplina il transito delle merci lungo i valichi alpini. A denunciarne i limiti è ancora una volta FAI-Conftrasporto, che da tempo sollecita un riesame della normativa per tutelare l’economia italiana. Il presidente dell’associazione, Paolo Uggè, sottolinea la gravità della situazione: “Con il Brennero da una parte e il Bianco dall’altra, si mette in difficoltà circa il 50% dell’economia nazionale”.
Blocco dei valichi, impatti su export e PIL
Secondo FAI-Conftrasporto, le chiusure prolungate delle principali vie di uscita delle merci dall’Italia – aggravate da misure restrittive legate al Protocollo delle Alpi – rischiano di minare la competitività delle imprese. A essere colpiti non sono solo i settori della logistica e dei trasporti, ma l’intero tessuto produttivo nazionale, già provato da rincari e rallentamenti strutturali. “Non serve molta fantasia per capire che non si tratta solo di coincidenze”, ha commentato Uggè, ribadendo che il rischio è quello di “rallentare la crescita e compromettere una quota significativa del prodotto nazionale”.
Serve una strategia condivisa
Nonostante l’allarme lanciato da FAI-Conftrasporto, il mondo della rappresentanza economica – denuncia l’associazione – continua a mostrarsi reticente: poche le voci che si sono espresse chiaramente sul tema del Protocollo delle Alpi, e ancor meno le iniziative concrete per rivederne i contenuti. Da qui l’appello diretto al Governo, chiamato a intervenire con urgenza per evitare una crisi strutturale del sistema logistico italiano. L’associazione chiede un confronto multilivello, tecnico e politico, capace di ridefinire i termini di una convenzione che, nelle condizioni attuali, non risponde più alle esigenze del Paese.