Il marchio storico Sacim, attivo dal 1920 nella produzione di autocisterne, è in liquidazione giudiziale: il curatore cerca un acquirente per salvare azienda e posti di lavoro.
Il destino della Sacim, nome storico nella produzione di autocisterne in Italia, si gioca nei prossimi sei mesi. Il Tribunale di Forlì ha dichiarato lo stato d’insolvenza dell’impresa l’11 ottobre 2025, aprendo la procedura di liquidazione giudiziale. Il curatore nominato, l’avvocato Michele Sarti, ha ottenuto l’autorizzazione a mantenere in esercizio l’attività fino all’11 marzo 2026, nella speranza di trovare un acquirente. In gioco ci sono circa cento posti di lavoro, oltre alla sopravvivenza di un’azienda con oltre un secolo di storia, titolare del riconoscimento di “Marchio storico di interesse nazionale”.
Una crisi lunga cinque anni
La fase critica per Sacim ha radici nel 2020, quando fu siglato un accordo con le banche per rilanciare la produzione nazionale e rafforzare l’export verso Nord Africa e Medio Oriente. Il piano, però, non ha retto agli imprevisti: nel 2025, il tentativo di accedere a un concordato preventivo si è arenato e ha portato alla dichiarazione di insolvenza. Nel frattempo, erano emersi quattro gruppi industriali interessati all’acquisizione. Tuttavia, nessuna offerta è risultata concreta o sufficiente, costringendo il tribunale a disporre la liquidazione. L’attività continua, con stipendi garantiti per i lavoratori, ma il conto alla rovescia verso la chiusura definitiva è iniziato.
Un’eredità industriale da salvare
Fondata nel 1920 a Cesena, Sacim ha attraversato guerre, ricostruzioni e trasformazioni economiche. Dalle prime forniture per le Ferrovie dello Stato alla produzione di cisterne per l’Esercito, ha rappresentato un punto di riferimento nell’ingegneria meccanica applicata ai veicoli industriali. Nel tempo si è evoluta, trasferendo la produzione in uno stabilimento da oltre 30.000 mq e ampliando l’offerta verso settori civili e chimici. Oggi, però, la competizione globale e la mancanza di investimenti strutturali rischiano di cancellare questo patrimonio. In Italia restano altri operatori nel comparto delle autocisterne, ma la possibile uscita di scena di Sacim sarebbe un ulteriore colpo alla filiera produttiva nazionale.


