Attivo su tre business – il trasporto, con la Trasporti Pesanti impegnata nei settori eccezionale, completo, parziale e intermodale, le spedizioni, soprattutto in ambito siderurgico, e la vendita ed assistenza di veicoli industriali con i marchi DAF come concessione territoriale e Ford Trucks con il mandato a livello nazionale – Gruppo Storti è indubitabilmente una delle principali protagoniste del nostro mondo. D’altra parte parliamo di ottanta anni di storia vissute da tre generazioni che hanno ben timonato questa attività portandola negli anni a crescere e a prosperare: l’azienda di Piadena è sicuramente oggi da pretendere a riferimento quando si parla, sempre più spesso, della necessità di puntellare l’economia del nostro Paese con un trasporto forte. Incontriamo in occasione dell’assemblea nazionale di ANITA Stefano Storti, terza generazione di una famiglia che oggi dà lavoro ad oltre 600 dipendenti.
Stefano Storti, come sta procedendo il vostro Gruppo attraverso le luci e le ombre di questo 2025?
Il contesto economico non è favorevole, tra guerra, dazi e incertezze politiche. Il problema è che queste circostanze macroeconomiche vanno ad impattare su un settore, parliamo innanzitutto di trasporto, piagato da decenni di impoverimento e di conseguente riduzione di qualità del servizio erogato. Il flusso di lavoro si sta concentrando sempre di più su pochi operatori, in un processo di selezione operato da un mercato ormai attentissimo a trovare risposte precise in termini di informatizzazione, sostenibilità, precisione e puntualità. Noi crediamo di essere nel novero dei player capaci, o quanto meno sono i clienti ad assegnarci questo riconoscimento. Ma è un settore che sconta ancora tariffe non adeguate al livello di servizio richiesto, e le aziende di trasporto devono poter contare non solo sulla copertura dei costi, ma anche sulla marginalità necessaria per poi investire in sicurezza, sostenibilità, miglioramento del livello di servizio, partnership; è un percorso difficile, anche tortuoso, che va inevitabilmente a scontrarsi con la necessaria attività commerciale che portiamo avanti con la clientela.
Qual è l’orientamento della vostra azienda in tema di trazioni?
Procediamo ad un costante rinnovamento della flotta, fondamentale intanto per la sicurezza del contesto in cui i mezzi operano – e penso ad esempio agli ADAS o ai sistemi di ritenuta del carico – e poi per il benessere psicofisico dell’autista. Se parliamo invece di ambiente, sul tema dell’elettrico è notorio come in Italia si sia ancora lontani dalla transizione, anche considerando l’assenza di contributi o di incentivi, come potrebbe essere l’esenzione dal pagamento del pedaggio autostradale per i veicoli a batteria. Come azienda abbiamo eseguito diversi test con alcuni clienti, ma stiamo ancora valutando la sostenibilità economica dell’operazione, considerando ad oggi una concreta fattibilità dell’operazione solo in presenza di una contribuzione da parte del cliente, magari in chiave marketing. Ci stiamo comunque preparando: nelle nostre strutture logistiche abbiamo installato circa 5 MW di fotovoltaico, ci stiamo dotando di batterie di accumulo e presto avremo anche delle colonnine di ricarica. Tema gas e biogas, crediamo poco all’LNG per una serie di problemi tecnici che hanno recentemente interessato alcuni veicoli, mentre grazie ad un accordo con Q8 oggi la nostra flotta marcia esclusivamente ad HVO, centrando una riduzione delle emissioni della filiera del 90 per cento.


Ha parlato del benessere degli autisti: la vostra azienda è particolarmente attenta al personale.
Sì, è vero, abbiamo creato un’accademia interna con la quale promuoviamo la professione dell’autista, il cui status siamo convinti debba cambiare, considerando soprattutto l’elevato livello di specializzazione richiesto a chi conduce i moderni veicoli insieme alla loro tecnologia. Cerchiamo dunque di far luce sui pro del mestiere per attrarre il personale, al quale siamo disposti a pagare il costo per il conseguimento della patente, necessariamente poi vincolandolo con patti di stabilità. La vera questione però, bisogna riconoscerlo, risiede nella mentalità dei giovani che oggi prima di interessarsi al tipo di lavoro che andranno a svolgere e magari alle prospettive di carriera, considerano solo l’orario di lavoro e, forse, lo stipendio.
È cambiato, rispetto alle generazioni precedenti, tutto il sistema valoriale, che un tempo era costituito da attaccamento, passione verso il lavoro – e questo mestiere ne richiede tanta – umiltà, desiderio di imparare, sacrificio. Per contrastare questa deriva stiamo cercando di costruire per i nostri dipendenti un percorso di crescita culturale, per spingere quei valori che all’esterno non vengono più evidenziati. Questa è forse la sfida più grande che portiamo avanti, ma il compito ambizioso che ci siamo assegnati, quello in fondo di sostituirci alle istituzioni storiche della società, famiglia, religione, scuola, è di difficile e lunga realizzazione. Finora abbiamo avuto poche soddisfazioni, ma sufficienti comunque a darci la spinta per proseguire su questa strada: anche perché, devo ammettere, altre non ne vediamo.

Al di là del cambio valoriale quello dell’autista è oggettivamente un mestiere penalizzante per tanti aspetti.
È vero, ma se oggi ci troviamo ad affrontare questa sfida è perché a lungo l’industria ha spremuto il settore lasciando sul campo numerose problematiche da risolvere: un parco circolante con un’età media elevatissima – che si traduce in tanti, troppi mezzi insicuri e inquinanti – costi e tempi per le patenti troppo elevati, aree di sosta inflazionate, dove non assenti. Lo svilimento della professione passa anche dalle infinite ore di attesa al carico e allo scarico, con tutte le problematiche connesse alla perdita degli appuntamenti successivi. Il decreto infrastrutture ha segnato in questo una svolta, con la riduzione del periodo di franchigia da 120 a 90 minuti e l’aumento dell’indennizzo a 100 euro per ogni ora di ritardo. Non sempre si riesce ad applicare questi strumenti dove subentrano logiche commerciali ma, laddove riscontriamo attese eccessive che non riusciamo a risolvere, tendiamo anche ad abbandonare il cliente.


Abbiamo parlato fino ad ora di trasporto, e le spedizioni? E la vendita?
Lato spedizioni i volumi sono altalenanti a causa dell’instabilità geopolitica attuale e anche in questo settore riscontriamo il problema di avere sempre meno operatori qualificati, di valore. Questo è un tema su cui riflettere nella costruzione anche delle partnership, ed eventi come questo di ANITA, in cui ci si ritrova fra imprese aiuta a creare sinergie. Sul fronte del commercio dei veicoli e dell’assistenza, il mercato nazionale è in calo, ma a livello locale, e noi con Ovip e WLF abbiamo il mandato per Piacenza, Alessandria, Cremona e Pavia per la prima, del Nord Ovest Italia per la seconda, rispettivamente di DAF e Ford Trucks, lo stiamo cercando di arginare.
Fronte prodotto, buona soddisfazione: DAF ha rinnovato interamente la gamma, che segna oggi un netto miglioramento in termini di consumi, affidabilità e comfort: in definitiva, una proposta top di di gamma a prezzi contenuti. Quanto a Ford Trucks il miglioramento tecnico del veicolo procede spedito, e anche noi abbiamo inserito questo prodotto in flotta e registriamo consumi contenuti ed ottime prestazioni. Altro indicatore: oggi, dopo 5 anni dall’arrivo del marchio in Italia, iniziamo a gestire i primi usati, e il feedback è positivo. Come importatori stiamo anche sviluppando partnership finanziarie per sopperire la mancanza di una società captive e stiamo posizionando, per essere più capillari nelle vendite, agenti anche nelle zone oggi scoperte, e anche presso le officine della rete. In questo modo potenziamo l’attaccamento al marchio dei centri di assistenza e incrementiamo la rapidità del servizio: da cui passa, e lo sappiamo perché viviamo anche sull’altro fronte, il successo di un marchio.


Stefano Storti – La Bio
Classe 1987, nato a Milano, ma vissuto sempre a Casalmaggiore, Stefano Storti è laureato in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano. Titolare di Gruppo Storti insieme al padre Elvezio e al fratello Massimo, quando non è impegnato nelle numerose attività di famiglia all’imprenditore piace viaggiare e praticare sport: volo a vela, sci e alpinismo e pesca subacquea.


