UNRAE lancia un monito alle istituzioni europee e italiane: senza interventi realistici e condivisi, la transizione automotive rischia di restare un obiettivo lontano.
Nel corso della conferenza stampa di fine anno tenutasi a Roma, UNRAE – l’associazione che rappresenta i costruttori esteri nel mercato italiano – ha sollecitato un cambio di passo nella governance della transizione automotive. L’intervento arriva in concomitanza con l’imminente presentazione da parte della Commissione Europea del nuovo pacchetto automotive, che includerà misure su emissioni di CO₂, semplificazione normativa e strategie per le flotte aziendali. UNRAE ha espresso il proprio sostegno a un modello regolatorio “a tre corsie” (auto, veicoli commerciali leggeri e pesanti), a un approccio meno punitivo sui target ambientali e all’apertura verso tecnologie ponte.
Secondo il presidente Roberto Pietrantonio, negli ultimi anni l’Europa ha fissato obiettivi ambiziosi senza prevedere investimenti nei fattori abilitanti. “Il traguardo della decarbonizzazione è irrinunciabile – ha detto – ma occorrono strumenti realistici e un confronto basato sui dati”.
No al vincolo “Made in Europe”: rischio contraccolpi su prezzi e consumatori
Una delle criticità evidenziate da UNRAE riguarda la proposta di introdurre un vincolo minimo del 70% di contenuto “Made in Europe” per accedere agli incentivi. Per l’associazione si tratterebbe di una misura protezionistica, in grado di danneggiare la competitività del comparto auto, rallentare la transizione e gravare sui consumatori. In un mercato integrato a livello globale, sottolinea Pietrantonio, la priorità dovrebbe essere una strategia industriale comune e non barriere commerciali. “Costruire ponti, non alzare muri – afferma – è la via per attrarre investimenti, innovare e rendere la mobilità sostenibile davvero accessibile”.
Fiscalità aziendale e parco circolante: moltiplicatori decisivi
UNRAE ribadisce inoltre l’urgenza di riformare il trattamento fiscale delle auto aziendali, considerato uno dei principali strumenti per accelerare la transizione. Attualmente l’Italia registra la quota più bassa di penetrazione nel segmento corporate tra i grandi mercati europei, con un impatto negativo sul tasso di rinnovo del parco auto. Secondo le stime presentate, sarebbe sufficiente un impegno pubblico di 85 milioni di euro – contro i 923 milioni stanziati per incentivi diretti – per sostenere l’immatricolazione di oltre 100.000 auto a basse emissioni, con benefici ambientali e di sicurezza diffusi. Nel frattempo, le previsioni per il 2025 indicano una lieve flessione del mercato italiano delle auto nuove (1,520-1,525 milioni di unità, -2,2% sul 2024), ancora distante dai livelli pre-pandemia del 2019. Anche i veicoli commerciali e industriali restano sotto pressione, mentre le immatricolazioni di elettriche pure (BEV) in Italia si fermano al 5,2%, contro una media europea del 21%.
UNRAE chiede un nuovo patto tra industria e istituzioni, che guardi oltre le contrapposizioni ideologiche e metta al centro strumenti efficaci, coerenza regolatoria e visione strategica. La transizione automotive, per diventare realtà, ha bisogno di meno slogan e più scelte operative.


