La riflessione di Massimo Artusi, presidente Federauto, pubblicata sul numero di ON ROAD Mag di Giugno 2025
Se c’è un esempio lampante dello stato di confusione in cui versano le autorità europee nella loro dissennata strategia per raggiungere la decarbonizzazione dei trasporti è il trattamento riservato ai veicoli pesanti – camion e bus – in quel documento che sotto il pomposo titolo di Industrial Action Plan for the European Automotive Sector, avrebbe dovuto raccogliere le osservazioni pressoché unanimi (raccolte anche dal Consiglio dei ministri europeo che aveva chiesto alla Commissione maggiore flessibilità) e correggere il suo impraticabile progetto. Invece si è limitato a mettere una toppa che, come spesso accade in questi casi, si è rivelata – soprattutto per i veicoli pesanti – peggiore del danno già fatto.
In quel documento, infatti, l’unica «flessibilità» veniva benignamente concessa ai costruttori di veicoli leggeri permettendo loro di calcolare l’entità delle multe per non aver raggiunto il livello di CO2 prevista dal regolamento, non sul solo 2025, ma sulla media dei tre anni 2025-2027. Non una cancellazione, non una modifica dei target e nemmeno la necessaria modifica del metodo di calcolo, ma una sorta di facilitazione di pagamento, che è un solo piccolo palliativo di fronte a un problema che le attuali vendite di veicoli elettrici stanno dimostrando insormontabile.
Eppure, nemmeno questo «palliativo» è stato concesso ai produttori di veicoli pesanti, violando così ogni criterio di equità e giustizia, oltre che sfidando la logica e il buon senso, perché se c’è un settore dove l’elettrificazione è utopia allo stato puro, perché i risultati sono distanti anni luce dai target, le infrastrutture inesistenti e i costi proibitivi, è proprio quello degli HDV. Difficile pensare a una dimenticanza in un documento nel quale la Commissione coglie l’occasione di tentare di aggiungere un’altra penalizzazione – quella degli acquisti vincolati per le flotte – per imporre un’elettrificazione che il mercato rifiuta.
Ma è proprio il non aver esteso questo pannicello caldo della spalmatura delle multe ai veicoli pesanti a dimostrare come la Commissione europea non mostri alcuna intenzione di recedere dalla strategia fallimentare nella quale si è cacciata. Perché tale dimenticanza fa da pendant, nello stesso documento, con l’accenno a misure normative che fanno intravvedere acquisti vincolati per le flotte. Come dire che per i camion non c’è bisogno di intervenire sulle multe per aiutare le case costruttrici, perché tanto le imprese di trasporto saranno costrette ad acquistare una quota di veicoli a batteria.
Ai primi di maggio John Elkann e Luca De Meo, a nome di Stellantis e di Renault, hanno rivolto un appello alla Commissione perché, raccogliendo le indicazioni del mercato, riveda la sua strategia che di fatto penalizza le auto più piccole. Perché non rivolgere lo stesso appello per veicoli pesanti, che sono anch’essi penalizzati dall’elettrificazione forzata? Come per le city car, è il mercato che lo chiede: i veicoli elettrici sopra le 16 ton immatricolati lo scorso anno sono stati soltanto 24.