Pesaresi, SITEB: poggia su un’attenta pianificazione la sicurezza delle nostre strade

Intervista ad Alessandro Pesaresi, presidente SITEB

La produzione di asfalto come termometro dello stato di salute della rete stradale del nostro Paese. Che ha qualche linea di febbre, per rimanere in metafora, visto che se sono 40 milioni le tonnellate che servirebbero ogni anno per gestire le opere di manutenzione, i numeri del 2024 si sono fermati a 34,3 milioni e quelli dei primi mesi di quest’anno fanno pensare che non verranno superati i 30 milioni. Insufficienti, secondo le stime, a garantire la sicurezza dei quasi 837.000 km di strade, di cui solo 7.000 arterie autostradali e 32.000 appartenenti alla rete ANAS: in Italia le strade sulle quali insistono le maggiori criticità sono gli oltre 700mila km gestiti da province e comuni, il 70 per cento dei quali con meno di 5.000 abitanti. Abbiamo posto le nostre domande, focalizzandole sull’impatto che una non adeguata manutenzione può avere sulla sicurezza del traffico e dei trasporti, ad Alessandro Pesaresi, presidente di SITEB, associazione che rappresenta l’intera filiera dell’asfalto e che organizza “Asphaltica”, la fiera di punta del settore la cui edizione 2025 si terrà a Bari dal 29 al 31 ottobre.

Alessandro Pesaresi, produzione di asfalto e sicurezza delle strade sono fattori direttamente proporzionali: quali sono le motivazioni di una stagnazione che va ad incidere sulla tranquillità di tutti noi?

Al centro di tutto c’è senza dubbio la mancanza di una corretta e precisa pianificazione dei lavori, che coinvolge a monte le stazioni appaltanti e di riflesso le imprese che devono mettere a terra le opere. Rimanere al passo con le necessità manutentive della rete stradale, e quindi garantire agli utenti un livello accettabile di sicurezza, dipende dalla collaborazione tra tutti gli attori in gioco, e non la si può imputare, come spesso succede, all’ultimo anello, le aziende che devono occuparsi dei lavori. Certamente poi l’incertezza generata dalla mancata pianificazione affievolisce la domanda causando rallentamenti nella produzione. Lo dico ancora, abbiamo bisogno di una pianificazione, prima di tutto in termini di risorse: andrebbero individuati i lavori urgenti di messa in sicurezza delle strade strategiche stilando una lista di priorità e rinunciando magari a qualche ciclabile o a qualche intervento in ambito urbanistico. Ma servirebbe anche una maggiore pianificazione a livello di tempistiche: il nostro lavoro certo risente della stagionalità, però ormai in molte zone d’Italia si può tranquillamente operare tutto l’anno.

Qui mi serve l’assist perfetto per riportarle le frequenti lamentele delle aziende di trasporto per il costante rallentamento della loro attività dovuto ai numerosissimi cantieri stradali. Con una pianificazione più attenta i disagi potrebbero ridursi…

Certo, anche se l’utente deve sforzarsi di assumere una visione di lungo periodo con le difficoltà del momento che vanno necessariamente assorbite in un quadro più generale. Senza manutenzioni la situazione della viabilità causerebbe disagi ancora più importanti agli utenti, soprattutto a quelli professionali. Questo non significa che non capiamo le difficoltà di chi vede allungarsi i tempi di transito a causa dei cantieri o che, con i limiti di una scarsa programmazione come quella sopra esposta, non cerchiamo di fare il massimo per ottimizzare le restrizioni del traffico, anche risolvendo caso per caso il dilemma tra chiudere la strada per completare prima gli interventi, oppure interdire solo una parte della carreggiata per consentire comunque il passaggio. 

I fondi del PNRR hanno dato una spinta ai lavori di manutenzione e messa in sicurezza della rete stradale?

In realtà già nel periodo immediatamente precedente allo stanziamento dei fondi PNRR c’era stata un’inversione di tendenza rispetto al decennio precedente, con la tragedia del Ponte Morandi che ha gridato a tutto il Paese la necessità di intervenire sul fronte delle manutenzioni. Il PNRR – le cui risorse comunque non sono destinate alle sole infrastrutture stradali, essendo spalmate anche su ferrovie e digitalizzazione – ha accelerato e irrobustito la quantità dei fondi a disposizione. Ma teniamo sempre conto del fatto che non possiamo recuperare in pochi anni tutto quello che non è stato fatto prima.

Rispetto a un quadro europeo, l’Italia, dal vostro punto di vista, come è posizionata sul tema della manutenzione della rete viaria? 

Fare un paragone con l’Europa non è semplicissimo per la complessità del nostro territorio: abbiamo un numero elevato di ponti e gallerie, senza contare che nel nostro radar non ci sono solo le strade più battute, i ponti più transitati, ma che molte opere sono dislocate in località sperdute. Diciamo che finora è mancata una cultura della manutenzione: siamo sempre stati abituati a consegnare l’opera come se dovesse durare per sempre, mentre oggi c’è un’attenzione sempre più precisa alla durata, ai costi che dovranno essere sostenuti negli anni per far sì che la struttura negli anni possa mantenersi efficiente. In questo la tecnologia ci sta aiutando: monitorare un ponte dieci anni fa era difficile, oggi abbiamo tutta la strumentazione necessaria.

Il monitoraggio è fondamentale perché quando si interviene su un’opera esistente intercorre un lasso di tempo anche piuttosto lungo dal momento dell’approvazione del progetto all’effettiva realizzazione dello stesso: da quando parte lo studio a quando si esegue l’opera la situazione può modificarsi radicalmente e a quel punto occorre validare gli opportuni adeguamenti. Il lavoro di manutenzione è un po’ come un vestito su misura: per quanto cerchiamo di industrializzare il processo, questo rimane un’attività artigianale da strutturare a seconda delle necessità del momento, ma sempre con il tema della spesa a fare da dirimente. Siamo in ambito pubblico: ogni scelta va valutata, progettata, computata, autorizzata.

Un quadro decisamente complesso nel quale l’auspicata pianificazione costituisce chiaramente un elemento imprescindibile. Come lavora SITEB per realizzare il sogno di una programmazione sempre più puntuale e precisa?

Innanzitutto esistono tavoli aperti con il Ministero delle Infrastrutture e il Ministero dell’Ambiente. È chiaro che se dal loro punto di vista non è semplice predisporre una pianificazione su un territorio così complesso come quello italiano, come dicevamo prima, importante sarebbe quanto meno poter contare su adeguate task force di progettazione, che siano qualificate, professionali e competenti: molte volte le opere rallentano o non partono per la mancanza di una accurata progettazione, con il rischio di immobilizzare o addirittura non utilizzare i fondi. Nel nostro settore ci troviamo peraltro in una fase molto delicata sul tema della sostenibilità che fino a qualche anno fa non ci toccava così da vicino e che invece oggi è centrale. Soprattutto dal punto di vista dei criteri ambientali minimi e dell’end of waste, il tema del recupero dei materiali, con tutte le limitazioni normative che da una parte regolamentano il processo, dall’altra rischiano di impedire l’ottimale sfruttamento di questa opportunità.

Alla prossima edizione di Asphaltica sono in programma focus sullo stato delle infrastrutture? 

Assolutamente sì: il tema della sicurezza è un tema anche culturale, come abbiamo detto, e quindi va sempre promosso. A maggior ragione nel nostro settore, in cui il rischio è alto, non sempre eliminabile e soprattutto declinato a più livelli: oltre al tema del traffico, esiste quello della sicurezza di chi esegue l’opera, ma addirittura di chi installa il cantiere, una fase in cui i lavori non sono ancora entrati nel vivo. È responsabilità dell’intera filiera che vengano realizzate tutte le condizioni per ridurre al minimo i rischi di un ambiente così instabile come la strada.

BIO

Nato a Rimini nel 1969, Alessandro Pesaresi è il numero uno di SITEB, Strade Italiane e Bitumi, nonché presidente dell’azienda di famiglia, la Pesaresi Giuseppe Infrastrutture. “Sono entrato in azienda giovanissimo, non avevo finito le scuole superiori. Dopo la maturità, mi sono iscritto alla facoltà di Ingegneria, ma il lavoro mi assorbiva troppo e alla fine mi ci sono dedicato completamente: sono un ingegnere mancato!” Pesaresi in azienda parte dalla produzione per poi passare alla direzione dei cantieri, seguendo sempre con attenzione i cambiamenti del mercato e assicurandosi nel tempo un corretto allineamento all’innovazione e un costante ampliamento del business.

MAGAZINE

NEWSLETTER

Vaisu

Don't Miss

Il segretario Generale di ASSOTIR, Claudio Donati

Crediti d’imposta, l’allarme di ASSOTIR sulla Manovra 2026

ASSOTIR mette in guardia sui possibili effetti della nuova norma
Riccardo Morelli, presidente di ANITA

Credito d’imposta, ANITA lancia l’allarme sulla Legge di Bilancio 2026

ANITA avverte: il blocco alla compensazione dei crediti d’imposta previsto