Fervono i lavori per il rinnovo del contratto collettivo trasporto e logistica: il documento, scaduto il 31 marzo, è nelle mani delle associazioni datoriali e sindacali che stanno procedendo punto per punto per individuare una nuova soluzione che metta d’accordo le parti sul maggior numero di punti possibili. Un’impresa intuitivamente complessa che vogliamo provare ad accennare, partendo dai lavoratori, ai quali abbiamo domandato quali cambiamenti vorrebbero trovare nella nuova formulazione. Se volessimo sintetizzare le risposte useremmo la parola “dignità”, declinata poi in mille accezioni: una paga più elevata che tenga conto dell’incremento del costo della vita, l’abolizione dello status di “lavoratori discontinui”, il computo delle trasferte ai fini pensionistici e molto altro. Quindi dignità che non passa solo attraverso il salario ma anche e soprattutto dalle condizioni di lavoro e dal ruolo che la società assegna all’autista.
Basta forfait: che ci vengano pagate le ore di effettivo lavoro
“Il sogno che vorrei vedere realizzato con questo rinnovo del contratto – racconta Bruno Squeri, autista dipendente di Genova – è il riconoscimento della qualifica di lavoro usurante per la nostra categoria. Ogni tanto parlo con amici che mi dicono essere arrivati a destinazione ‘stressati’ dopo un viaggio in auto, ecco, noi questo stress lo subiamo quotidianamente: cantieri, traffico, attese nelle aziende per il carico-scarico”. “Quello che auspico di trovare nel nuovo contratto – risponde Domenico Lizzi, autista di linea internazionale da oltre vent’anni – è un po’ di chiarezza: basta con le zone d’ombra e basta con gli straordinari forfettizzati: cominciamo a calcolare tutte le ore effettive che il conducente trascorre sul proprio mezzo sottraendole alla propria vita privata e alla propria famiglia. Oggi chi lavora mediamente 15 ore, grazie a strane forfettizzazioni se ne vede pagate solo 8. Vorrei finalmente che il nostro lavoro fosse regolamentato da un contratto chiaro dove vengano stabiliti i criteri che definiscono le ore di lavoro e quelle di straordinario, e che queste ultime venissero retribuite”.
Certi “aumenti” sono irrilevanti
“Io nel contratto collettivo – incalza Giovanni Fiorillo, autista dipendente di Sassari – vorrei venisse riconosciuto il sacrificio e il disagio cui andiamo incontro noi autisti di mezzi pesanti, quindi un adeguamento della paga oraria e della trasferta. Ci lamentiamo della difficoltà di un cambio generazionale, ma se ad un giovane non viene fatta un’offerta seria e congrua non sarà mai disposto a fare il nostro mestiere. Vorrei anche che ci venisse riconosciuta l’autorizzazione, una volta superate le due ore di attesa in un’azienda sprovvista di sala relax, macchinetta del caffè, distributore dell’acqua, bagno e doccia, ad andare via, magari dopo un ultimatum, e a non effettuare le operazioni di carico e scarico, a discapito non della propria azienda ma di quella ricevitrice”. “Io sono abbastanza impreparata sul tema – interviene Silvia Martellotta, autista dipendente di Massa Marittima, in provincia di Grosseto – perché si lavora e basta: alla sera quando ci fermiamo siamo sfiniti, non c’è neanche il tempo di leggere e informarsi. Quello che posso dire è che un aumento in busta paga di 100 euro è irrilevante rispetto al costo della vita di oggi: iniziamo a retribuire decentemente la trasferta, perché 35 euro non ripagano minimamente la responsabilità che abbiamo nei confronti del camion e del carico h24 e i nostri ritmi di lavoro”.
Un’intera classe di lavoratori insoddisfatta
Abbiamo pubblicato i video degli autisti intervistati sul nostro canale TikTok e, com’era prevedibile, abbiamo scatenato l’ira divina. Tra i commenti: “Non ho nemmeno il camion con l’aria condizionata”, “Dovrebbero anche versare i contributi per le ore che facciamo realmente”, “Aspetto anche 4 ore nel parcheggio precarico della mia azienda: nessuna sala relax, ma neanche una tettoia per ripararci dal caldo”, “Sono le aziende che devono mettere le penali allo scarico, e darne una percentuale all’autista”, “Ho lavorato in Svizzera per otto anni e nonostante i terminal fossero molto affollati, gli scarichi e i carichi erano operazioni di pit stop perché il fermo macchina viene fatto pagare 450 franchi l’ora”, “Sono entrato in una ditta alle 10 e sono uscito alle 9.30 di sera”, “Hanno riconosciuto il lavoro usurante ai bus, a chi dorme con un frigo a 20 centimetri no”, “Nella logistica siamo schiavi, basta cooperative”. E non mancano gli inviti alla contestazione più spinta: “Se vogliamo ottenere qualcosa dobbiamo fermarci tutti”.