FAI–Conftrasporto accoglie la transizione ecologica nei trasporti, ma chiede all’UE di affrontare i colli di bottiglia sulle vie alpine, a rischio competitività del Paese.
La Commissione europea ha presentato nuove linee guida sulla transizione ecologica del settore trasporti, all’interno del terzo Strategic Dialogue sull’automotive. A intervenire sul tema è FAI–Conftrasporto, che condivide l’obiettivo di ridurre le emissioni ma solleva una questione cruciale: il mancato completamento dei corridoi infrastrutturali lungo l’arco alpino. «FAI–Conftrasporto è da sempre sostenitrice di soluzioni che riducano l’impatto ambientale del trasporto, purché inserite in una cornice di sostenibilità ambientale, economica e sociale», afferma il presidente Paolo Uggè, sottolineando l’importanza del rispetto del principio di neutralità tecnologica.
La preoccupazione principale riguarda i continui ostacoli sulla rete TEN-T, in particolare i lavori al traforo del Monte Bianco e le limitazioni imposte dall’Austria al Brennero. «Di fatto ostruiscono le due principali vie di entrata e uscita delle merci dal nostro Paese», osserva Uggè, ricordando che a farne le spese non è solo il trasporto merci, ma l’intera filiera economica italiana.
Decarbonizzazione sì, ma senza paralisi logistica
La posizione di FAI–Conftrasporto è netta: ogni politica ambientale deve essere accompagnata da interventi infrastrutturali concreti. «Ci chiediamo però – incalza Uggè – perché Bruxelles non si adoperi con la stessa solerzia per rendere pienamente operative le reti TEN-T». Il rischio, evidenziato dall’associazione, è che il ritardo nella realizzazione dei corridoi logistici vanifichi gli sforzi verso una transizione ecologica equilibrata.
La proposta avanzata da FAI–Conftrasporto è quella di una governance europea capace di coniugare l’obiettivo ambientale con la necessità di garantire continuità operativa al sistema trasporti. «Serve una nuova governance che metta sì la decarbonizzazione al centro, ma che garantisca prima di tutto la piena permeabilità dell’arco alpino», conclude Uggè. Senza interventi puntuali, la sostenibilità rischia di restare solo un progetto su carta.