Inizia la nostra collaborazione con Basco&T Consulting per offrire una chiave di lettura obiettiva, numerica, sul complesso mondo del trasporto pubblico locale. Il TPL è il modo principale di rendere le nostre città – soprattutto le più grandi e congestionate – spazi dove la mobilità e l’accessibilità siano motori di sviluppo economico e di inclusione sociale per tutti gli strati della popolazione. Un obiettivo, quello della mobilità per tutti, che si raggiunge più facilmente se le aziende del TPL hanno la capacità di svolgere un servizio che produce redditività, che permetta, ad esempio, un rinnovo programmato delle flotte. E proprio la marginalità è, dunque, il tema delle due infografiche Mobility Metrics, realizzate da Basco&T Consulting, che potete leggere qui sotto.


Ogni giorno, nel Trasporto Pubblico Locale, vengono generati enormi quantità di dati. Ma troppo spesso sono frammentati, difficili da interpretare e da confrontare. Mobility Metricsè il progetto con cui Basco&T Consulting ha deciso di affrontare questa sfida: un’iniziativa che mette al centro l’analisi integrata dei dati, per offrire una lettura più chiara, anche attraverso l’uso di infografiche accattivanti, e consapevole dei fenomeni che modellano la mobilità urbana.
“Abbiamo sentito l’esigenza di costruire uno strumento che aiutasse operatori, decisori e osservatori del settore a orientarsi in un panorama complesso, ma ricchissimo di informazioni”, racconta Edoardo Tartaglia, managing partner di Basco&T Consulting. “Ogni nostra analisi parte da una domanda concreta, si fonda su dati ufficiali e punta a rendere evidenti connessioni spesso trascurate. L’obiettivo è fornire una base solida per leggere le dinamiche del settore, identificare inefficienze e supportare decisioni strategiche”.
Nel dibattito sulla mobilità sostenibile si parla spesso di qualità del servizio e innovazione tecnologica. Ma troppo poco si parla di redditività: la capacità, cioè, delle aziende di TPL di generare utili. Senza margini economici adeguati, infatti, è difficile programmare investimenti, migliorare le performance, attrarre capitali. “L’analisi condotta da Basco&T Consulting su venti grandi operatori italiani del TPL selezionati per fatturato 2023 – spiega Edoardo Tartaglia – mostra chiaramente questo limite strutturale: tra il 2014 e il 2023, la maggior parte delle aziende ha lavorato con margini minimi, o addirittura in perdita. Le realtà a capitale privato o misto si distinguono per risultati migliori (Arriva Italia al 16,1 per cento, Bus Company all’8,3, Trieste Trasporti al 7,8, Autoguidovie al 7,5), mentre molte aziende pubbliche faticano a raggiungere la soglia del pareggio”. In coda alla classifica, si trovano operatori di grandi città come ATAC, AMAT Palermo o GTT Torino, con perdite cumulate che superano in alcuni casi i 100 milioni di euro nel decennio. Una situazione che pone interrogativi strategici sulla tenuta del modello attuale.
In questo contesto, l’ultima delibera dell’ART, l’Autorità di Regolazione dei Trasporti – che introduce nuovi criteri per la determinazione del margine di utile ragionevole nei contratti di servizio – potrebbe rappresentare un cambio di passo: stabilire un margine minimo riconosciuto significa iniziare a trattare il TPL anche come un settore industriale, non solo come un servizio pubblico.

La parola a Roberto Sacchetti, presidente di Start Romagna
ECCO LE NOSTRE BEST PRACTICES
Un profitto di quattro milioni di euro nel periodo 2014-2023, per un rapporto dello 0,5 per cento tra utile e fatturato. Quattro milioni di euro che significano la potenziale possibilità di acquistare, con fondi propri, 17 nuovi autobus. La flotta di Start Romagna, che serve un territorio che comprende quattro aree urbane, Forlì, Cesena, Rimini e Ravenna, conta su poco meno di 600 autobus e due traghetti che collegano Porto Corsini e Marina di Ravenna.
Roberto Sacchetti, nel periodo tra il 2014 e il 2023 Start Romagna ha ottenuto un risultato positivo relativamente alla marginalità. Quali sono state le best practices che vi hanno permesso di raggiungere questo obiettivo?
Start Romagna nasce nel 2012 dalla fusione delle tre società operative romagnole, AVM, ATM e Tram Servizi. I risultati positivi registrati nel periodo 2014-2023 sono il frutto di molteplici fattori: i recuperi sul piano produttivo e organizzativo, la riorganizzazione delle strutture, l’attivazione di economie di scala, una particolare attenzione alla razionalizzazione dei costi. Per monitorare l’evoluzione ci siamo dotati di adeguati strumenti di controllo di gestione e ciò ha consentito di fare scelte mirate. Ci siamo concentrati sull’innovazione tecnologica, abbiamo anche sviluppato sinergie con altre aziende pubbliche del TPL presenti in Emilia Romagna. Va detto che i primi anni dopo la fusione hanno visto il raggiungimento di buoni risultati, mentre con la pandemia prima e le guerre poi mantenere il bilancio in utile è risultato sempre più difficile. I minori ricavi da traffico, l’aumento del costo dei carburanti e più in generale l’esplosione dell’inflazione si sono fatti sentire in modo importante.

Per la sfida della transizione ecologica su quale tipo di mezzi punta Start Romagna?
Il Piano industriale di Start ha previsto un mix che tiene conto delle tecnologie attualmente disponibili. Abbiamo scelto di procedere con la progressiva eliminazione dei mezzi diesel e l’introduzione di mezzi a metano per le linee extraurbane, e con mezzi elettrici per quelle urbane. Sono già in funzione veicoli a metano compresso, liquido e ove possibile tali bus sono integrati con il modulo mild-hybrid elettrico.
Parallelamente ha avuto avvio il processo di elettrificazione della flotta, che dal 2024 al 2027 vedrà la progressiva immissione in servizio di 88 bus elettrici pari a circa il 15 per cento del totale. La scelta di avviare questo percorso in maniera progressiva è dettata dal fatto che attualmente l’industria non è in grado di fornire bus con raggio operativo che garantisca un coefficiente di sostituzione 1:1 con i bus a motore termico. Inoltre l’introduzione dei veicoli alimentati elettricamente richiede una revisione dei depositi per l’elettrificazione degli stessi e una fase formativa per gli operatori di esercizio e gli addetti alle officine. Va anche considerato che la transizione elettrica incrementa i costi operativi. Il percorso in ogni caso è un work in progress che dovrà tenere conto dell’evoluzione tecnologica nel settore. In particolare nuove scelte potranno essere determinate in funzione dell’aumento della capacità delle batterie o della maggiore competitività economica dell’idrogeno.
Sono quattro le aree urbane da voi gestite. Forlì, Cesena, Rimini e Ravenna. Una difficoltà in più o un’opportunità per sviluppare sinergie?
Questa integrazione è partita dal 2012 con società caratterizzate da organizzazioni e contratti di secondo livello diversi. Uniformare aziende non è mai facile, però la crescita di dimensione ha significato poter razionalizzare la flotta, la ricambistica e le strutture di staff, e approfittare dello scambio di know-how. Tutti fattori che rappresentano certamente delle opportunità. Un esempio: abbiamo ottimizzato la flotta, circa il 10 per cento di bus in meno dalla nascita di Start, e contiamo su un parco mezzi omogeneo in tutti i territori.
Come si fa a garantire il livello essenziale di trasporto, il diritto alla mobilità, che è parte integrante del trasporto pubblico, al tempo stesso ottenendo positivi risultati economico-gestionali?
Il Trasporto Pubblico Locale è un servizio essenziale con un forte ruolo sociale che incide sulla scelta, non affidata al gestore, della definizione delle tariffe e delle linee programmate. Linee che in alcuni casi hanno load factor molto bassi. Per questo è un servizio contribuito dalla fiscalità generale in maniera determinante. Nel periodo post pandemia i ricavi di Start da titoli di viaggio coprono circa un quarto dei ricavi. È indispensabile che il governo centrale investa sul TPL in conto esercizio aumentando il Fondo Nazionale Trasporti, ma è altrettanto fondamentale un lavoro di squadra che veda coinvolti, oltre al gestore, anche Enti Locali, Agenzie per la mobilità e stakeholder, per ricercare quelle scelte che massimizzino il rapporto fra le esigenze dei cittadini e le risorse disponibili.