Con l’annuncio da parte dei ribelli Houthi dello stop agli attacchi nel Mar Rosso, il traffico marittimo verso il Canale di Suez può finalmente riprendere in sicurezza. Una notizia di rilevanza strategica – non solo per gli equilibri internazionali, ma anche per l’Italia, che vede concretizzarsi la possibilità di tornare protagonista nel Mediterraneo. Federagenti, la Federazione nazionale degli agenti e mediatori marittimi, lancia un appello: serve una reazione immediata e coordinata per trasformare la riapertura del Canale di Suez in un’opportunità concreta per la logistica e l’economia nazionale.
Un’urgenza che diventa strategia
Secondo Paolo Pessina, presidente di Federagenti, “ciò che poteva restare argomento da tavoli tecnici infiniti e convegni inconcludenti, oggi diventa una vera e propria emergenza nazionale”. La riapertura del Canale di Suez rappresenta una svolta – o meglio, un’accelerazione – che impone un cambio di passo lungo tutta la filiera portuale e logistica. Non si tratta solo di un’opzione: è un dovere istituzionale e imprenditoriale. L’Italia ha l’opportunità di trasformare la propria posizione geografica in vantaggio competitivo – ma occorre eliminare le inefficienze, semplificare i processi e garantire prontezza operativa. In gioco c’è la capacità di rispondere ai nuovi flussi commerciali che si preannunciano intensi e costanti, con impatti su porti, interporti, infrastrutture e traffici containerizzati.
Focus sui collegamenti con Nord Africa e Medio Oriente
Un segnale tangibile arriva dai paesi del Nord Africa, in particolare dall’Egitto, che – osserva ancora Pessina – già sollecitano un rafforzamento dei collegamenti marittimi con i porti italiani. Questo scenario non solo conferma la rilevanza della riapertura del Canale di Suez, ma prelude anche alla futura ricostruzione del Medio Oriente, che potrebbe trasformare l’Italia in snodo essenziale per le operazioni logistiche. La priorità, secondo Federagenti, è chiara: attrezzare il sistema paese per intercettare questi flussi, potenziare i collegamenti intermodali e garantire fluidità nelle operazioni. “Bisogna superare gli indugi e agire ora”, è il messaggio netto. Perché se l’Italia saprà rispondere con prontezza, il nuovo equilibrio del commercio globale potrebbe partire proprio da qui – dai suoi porti, dalla sua rete logistica, dalla sua capacità di visione.


