Nel primo semestre 2025, il mercato dei veicoli commerciali leggeri ha registrato un calo dell’11,7%, secondo l’analisi di ANFIA basata sui dati del Ministero delle Infrastrutture.
Nel primo semestre del 2025, le immatricolazioni di veicoli commerciali leggeri (VCL) si sono fermate a quota 98.844, contro le oltre 111.900 dello stesso periodo dell’anno precedente. La flessione complessiva, pari all’11,7%, è risultata particolarmente marcata nei mesi primaverili: aprile ha chiuso a -7,7%, maggio a -11%, e giugno a -5,8%. Il quadro tracciato da ANFIA — l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica — su dati del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile evidenzia una debolezza strutturale del comparto, penalizzato da incertezze normative e rallentamenti negli incentivi per il rinnovo del parco veicolare. Il calo si distribuisce in modo eterogeneo sul territorio: Nord-Ovest e Centro mostrano una tenuta relativa, mentre Nord-Est e Sud registrano contrazioni superiori alla media.
Flessione trasversale su segmenti e alimentazioni
Il segmento più colpito è quello delle furgonette e minicargo (-37,5%), seguito dai furgoni medi e grandi (-13,4%) e dai van (-11,3%). Tra le alimentazioni, il diesel rimane dominante con l’80% delle quote, ma arretra del 14% in volume. Le motorizzazioni alternative evidenziano dinamiche contrastanti: i veicoli elettrici (BEV) raddoppiano le immatricolazioni (+122,7%), ma restano una nicchia del mercato (4,3% del totale); ibridi, GPL e metano mostrano invece cali consistenti. Anche la modalità d’acquisto riflette la contrazione generale: il noleggio a lungo termine e le società segnano rispettivamente -16% e -12,7%.
Disallineamento tra domanda e strumenti di sostegno
Secondo l’analisi ANFIA, il calo dei veicoli commerciali leggeri è in parte attribuibile al ritardo nell’attuazione delle misure di supporto previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Le risorse disponibili — circa 597 milioni di euro per la sostituzione dei veicoli più obsoleti con modelli elettrici o a basse emissioni — sono ancora in attesa di decreto attuativo. L’assenza di certezze normative ha rallentato le decisioni d’acquisto, specialmente tra le microimprese. A ciò si aggiunge la progressiva uscita di scena dei fondi destinati agli ecoincentivi tradizionali, che ha generato un vuoto finanziario nel primo semestre. Il risultato è un mercato in affanno, che fatica a coniugare esigenze operative e transizione ecologica.