Autotrasporto, chiuse 20.000 aziende in 10 anni. Ma aumentano i giovani autisti

I dati e le analisi nella nuova edizione dei “100 numeri per capire l’autotrasporto – Tutte le spine della sostenibilità”, edito da Federservice, realizzato dalla redazione di Uomini e Trasporti
14 Maggio 2024
3 mins read

Negli ultimi dieci anni, il settore dell’autotrasporto in Italia ha subito una significativa trasformazione, con la scomparsa di oltre 21.000 aziende. Secondo i dati di Unioncamere, dal 2013 al 2023 il numero totale di imprese è diminuito del 20,8%, passando da 101.935 a 80.687 unità. Tuttavia, si osserva un forte trend verso forme societarie più strutturate, grazie anche a fusioni e acquisizioni.

Le società di capitali, ad esempio, sono quasi raddoppiate in questo periodo (+46,3%), rappresentando ora il 32% del totale con 26.458 realtà. Al contrario, tutte le altre tipologie di imprese sono in calo, con una netta diminuzione soprattutto delle imprese individuali, comunemente note come “padroncini”, che costituiscono ancora il 46% del totale, ma sono diminuite del 40%.

“100 numeri per capire l’autotrasporto – Tutte le spine della sostenibilità”

Secondo l’Albo degli Autotrasportatori, attualmente in Italia ci sono 961 aziende con un parco mezzi superiore ai 100 veicoli. Pur rappresentando solo lo 0,95% delle aziende sul mercato, gestiscono ben 260.338 camion, pari al 30,5% dell’intero parco con targa italiana. Questi dati emergono dalla nuova edizione dei “100 numeri per capire l’autotrasporto – Tutte le spine della sostenibilità”, edita da Federservice (Gruppo Federtrasporti) e realizzata dalla redazione di Uomini e Trasporti, presentata oggi nell’ambito del Transpotec a Milano.

Nella prefazione al volume, il Viceministro alle Infrastrutture e Trasporti Edoardo Rixi sottolinea l’importanza di puntare sul Mediterraneo per un trasporto sostenibile attraverso l’innovazione. Claudio Villa, presidente di Federtrasporti, durante l’evento ha evidenziato la tendenza verso l’aggregazione nel settore, sottolineando come il numero di contratti di rete sia cresciuto notevolmente, passando da 55 nel 2013 a 861 nel 2023. Questo fenomeno porta anche le piccole realtà a condividere importanti risorse per competere meglio sul mercato.

L’evoluzione del trasporto di merci

Da padroncini a campioni della logistica, o quasi. L’evoluzione del trasporto di merci su gomma va veloce, anche trainata da crisi internazionali come la pandemia o le ostilità nel Mar Rosso che spingono le catene logistiche a riorganizzarsi e le aziende a rispondere alle nuove esigenze del mercato.

Molto si deve anche all’ondata di acquisizioni e fusioni che ha interessato il settore: sono 52 le operazioni di M&A registrate dall’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano che hanno interessato aziende di trasporto e logistica dal 2021 al 2023, mentre nel volume sono state censite altre forme aggregative, alcune capitanate da grandi realtà che poggiano su una rete di “padroncini”, che condividono tecnologia, operatività e a volte anche il logo.

Operazioni che si riflettono sui bilanci dove cresce la redditività e l’efficienza gestionale: secondo l’elaborazione di Infocamere, l’incremento medio del valore aggiunto delle aziende di autotrasporto tra il 2012 e il 2022 è stato del 32,75%, a fronte di una crescita del 13,33% della produzione, mentre il ritorno sull’investimento passa dall’1,4% del 2012 al 5,26% nel 2022.

L’emorragia di autisti, ma i giovanissimi tornano sul camion

In questo scenario di crescita, una brusca frenata arriva dall’emergenza autisti: secondo l’IRU in Europa ne mancano 600mila e l’Italia non fa eccezione. Sono più di 400mila – secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – gli autisti che tra il 2019 e il 2024 non hanno rinnovato la carta di qualificazione del conducente, documento indispensabile per guidare un Tir (o un autobus).

Secondo l’osservatorio Unioncamere-Excelsior, un autista su due è introvabile per mancanza di candidature e scarseggiano anche altre figure professionali esperte di logistica e trasporto. Ad abbandonare il volante sono stati soprattutto i conducenti tra i 30 e i 50 anni che dopo la pandemia hanno cercato (e trovato) altre opportunità di lavoro, spesso nelle consegne in città esplose con la crescita dell’e-commerce.

Nel frattempo, i giovani stanno tornando timidamente all’autotrasporto. A sorpresa gli under 25 titolari di una carta di qualificazione del conducente sono aumentati del 65,9% dal 2019 a oggi. Si tratta ancora di una fetta sottile nell’esercito degli autisti con 7.190 unità che rappresentano poco meno del 10% del totale (nel 2019 erano 4.335).

La strada in salita della sostenibilità ambientale

Oltre il 97% dei veicoli adibiti al trasporto delle merci con più di 3,5 tonnellate di portata è ancora alimentato a gasolio, seppure in molti casi si fanno largo i biocarburanti, come l’HVO utilizzabile nei motori diesel già in circolazione. L’elettrico tra i mezzi pesanti ancora non decolla. Secondo i dati forniti dall’Anfia nel 2023 sono stati venduti soltanto 72 camion a batteria, in crescita rispetto all’anno precedente quando le immatricolazioni si sono fermate a 17.

Fatto sta che al momento il parco circolante è sempre più obsoleto. Al 31 dicembre 2022, stando agli ultimi dati ACI, gli autocarri merci in circolazione erano 4.361.269, dei quali 3.958.397 viaggiavano a gasolio e solo 12.948 a batteria. Stupisce, in questo quadro, la lenta scomparsa delle alimentazioni a basso impatto ambientale: il metano e il GNL non arrivano a superare ciascuno il punto percentuale dell’immatricolato nel 2023, probabilmente a causa dell’improvviso incremento del prezzo (di circa il 30%) determinato dal conflitto in Ucraina e altre frizioni internazionali.

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