L’indagine sulla filiale italiana di FedEx, accusata di frode fiscale per 46 milioni di euro, è solo l’ultima di una lunga serie che ha travolto il settore della logistica. Da Brt a Dhl, da Geodis a Esselunga, il modello dei “serbatoi di manodopera” ha permesso a colossi del trasporto e della grande distribuzione di massimizzare i profitti a scapito di lavoratori e fisco. Il giro di vite giudiziario e le proposte legislative in discussione delineano un futuro incerto per il settore.
Un sistema consolidato: il caso FedEx e la scia di inchieste
Il 29 gennaio 2025, la Procura di Milano ha eseguito un sequestro preventivo d’urgenza per oltre 46 milioni di euro nei confronti della filiale italiana di FedEx, con l’accusa di frode fiscale. L’indagine, condotta dai pm Paolo Storari e Valentina Mondovì, ricalca il copione già visto in decine di altri casi: una filiera di cooperative intermediarie ha permesso al colosso della logistica di sfruttare lavoratori senza versare i relativi oneri previdenziali e assistenziali.
FedEx si aggiunge così a una lunga lista di aziende coinvolte nel cosiddetto “sistema dei serbatoi di manodopera”, una strategia di appalto e subappalto che consente alle grandi società di abbattere i costi della forza lavoro con pratiche elusive al limite della legalità. Dal 2021 a oggi, inchieste simili hanno colpito nomi come Dhl, Gls, Brt, Geodis, Amazon, Ups, Esselunga, Carrefour, Lidl, Sicuritalia e Despar. Complessivamente, la Procura di Milano ha recuperato oltre 600 milioni di euro evasi e imposto la regolarizzazione di migliaia di lavoratori.
Le cifre dell’evasione: tra finti appalti e cooperative di comodo
L’inchiesta su FedEx rappresenta solo la trentatreesima operazione di questo tipo in meno di cinque anni. Il meccanismo è sempre lo stesso: l’azienda committente affida la gestione della manodopera a società intermediarie, che a loro volta si appoggiano a cooperative fittizie. Queste ultime, prive di solidità finanziaria, non versano l’IVA e i contributi previdenziali, garantendo alle multinazionali un risparmio enorme. Il sistema si regge su un turnover continuo di cooperative, che vengono aperte e chiuse per eludere controlli e sanzioni.
Le cifre recuperate dallo Stato negli ultimi anni sono impressionanti: 146 milioni da Brt, 86 milioni da Ups, 48 milioni da Esselunga, 38 milioni da Gls, 35 milioni da Dhl, solo per citare alcuni esempi. Oltre alle somme sequestrate, la pressione giudiziaria ha portato all’assunzione diretta di 14.000 lavoratori e all’aumento degli stipendi per circa 70.000 dipendenti.
L’onda lunga delle inchieste e le conseguenze sul settore
L’intensificarsi delle indagini ha scosso l’intero comparto logistico e messo in discussione un modello di business basato sulla precarietà e sull’elusione fiscale. Il 12 dicembre 2024, un’inchiesta del Sole 24 Ore evidenziava come il settore fosse in un momento di svolta: da una parte, l’azione delle autorità ha portato maggiore trasparenza e legalità; dall’altra, le imprese denunciano un incremento dei costi che potrebbe riflettersi sui consumatori.
Gli esperti sottolineano che la vera sfida sarà bilanciare regolarizzazione e sostenibilità economica. Se è vero che l’internalizzazione della manodopera garantisce maggiore sicurezza ai lavoratori, è altrettanto vero che le aziende potrebbero faticare a scaricare i costi sulla clientela senza un corrispondente miglioramento della qualità del servizio.
Verso una riforma del settore?
Parallelamente alle indagini giudiziarie, il dibattito politico si sta concentrando su possibili interventi normativi. Una delle ipotesi più discusse è una maggiore responsabilizzazione delle aziende committenti, costringendole a rispondere in solido per gli illeciti delle cooperative da cui si servono.
L’obiettivo è porre fine al gioco delle scatole cinesi e garantire che i lavoratori ricevano contratti regolari, con tutele adeguate. Tuttavia, le resistenze da parte delle aziende sono forti, soprattutto per il timore che un’eccessiva rigidità possa danneggiare la competitività del settore.
Quel che è certo è che le indagini su FedEx rappresentano solo l’ultimo capitolo di una vicenda più ampia, destinata a influenzare il futuro della logistica in Italia. La sfida ora è trovare un equilibrio tra legalità, sostenibilità e competitività, senza lasciare indietro chi, fino a oggi, ha pagato il prezzo più alto: i lavoratori.